Sicilia. La Regione non riesce a far passare i progetti del Recovery ma raddoppia i dirigenti.
Il fatto – a cura di Concetto Alota –
In Sicilia “la Regione non riesce a far passare i progetti del Recovery ma ha raddoppiato i dirigenti, anche se non ci sono i soldi”. Così il titolo di un articolo sulle pagine de “Il Fatto Quotidiano”.
Nella Sicilia dei Gattopardi, il benessere economico e sociale appare a tratti pragmatico e i conti economici sono sempre fuori controllo, con il paradosso che anche con le risorse europee a disposizione non riusciamo nemmeno a spenderli. Nel celebre romanzo “Il Gattopardo”, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, uno dei brani più significativi e quindi emblematico e d’attualità, è il seguente: “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”.
Il problema della Sicilia, quindi dei siciliani, da sempre rimane quello di spendere bene le risorse che arrivano nelle casse della Regione, che non devono avere, si badi bene, un colore politico. Per riuscirvi abbiamo bisogno di organizzazione e di rappresentanti competenti, d’incentivi sul campo che premino chi ottiene risultati e scoraggino chi spreca. E invece troppo spesso abbiamo tenuto sempre gli stessi politici al loro posto, favorire parenti e amici, gli stessi dirigenti pubblici e i consulenti nei posti chiavi delle istituzioni nonostante le disfatte registrate, come nella regola dell’appartenenza di un sodalizio, di un gruppo organizzato, al di fuori degli interessi generali.
“Il Fatto Quotidiano” affronta l’argomento in un lungo e articolato articolo, facendo riferimento ad alcune settimane fa, quando la Regione siciliana si era vista bocciare dall’Europa tutti i 31 progetti presentati al Pnrr, il governo Musumeci aveva reagito, con il senno del poi, con una dichiarazione rituale: “Abbiamo l’urgenza di reclutare personale di alto livello”. Nel frattempo, quasi un anno prima, nello stesso settore – i Consorzi di bonifica – erano stati promossi ben 19 funzionari, portando a 33 il numero totale dei dirigenti, pur in assenza di alcuna copertura finanziaria e nonostante la legge ne chiedesse il dimezzamento. La Regione invia gli ispettori come atto dovuto”.
Uno spaccato che denuncia i fallimenti e la poca capacità di gestire crisi e ripresa economica. Scrive ancora il quotidiano diretto da Marco Travaglio: “Piovono promozioni nei Consorzi di bonifica siciliani, dove si moltiplicano i dirigenti. Anche se non ci sono i soldi e nonostante la legge avesse imposto una riduzione. E dire che stiamo parlando dello stesso settore che alcune settimane fa si è visto bocciare tutti i 31 progetti presentati per il Recovery plan. Bocciature che dai banchi del governo regionale motivavano così: “Abbiamo urgenza di reclutare personale di alto livello”. Da una parte rimane il ricordo della campagna elettorale del 2017 fatta di promesse, dall’altra spunta un sistema che è rimasto fermo a dei commissari e che riesce a far perdere i fondi destinati all’agricoltura”.
La logica vuole che politica siciliana è in profonda crisi. Si pensa al cambio generazionale come successione di leader, di uomini che scelgono di tuffarsi in politica come fosse una piscina. In realtà sta cambiando la misura del modo di fare politica; non serve farsi eleggere per il solo pavoneggiarsi e nulla di più. Non si fanno i conti che la gente è più preparata, più reale alle novità, e questo già rappresenta una rottura di tendenza per capire il bene e il male. Insomma, il popolo sbaglia, ma si riprende nel prossimo giro elettorale, e se sbaglia ancora, ritenta un’altra volta, ma in Sicilia non abbiamo più tempo a disposizione, siamo arrivati al capolinea. Ecco perché la divulgazione immediata e la libera informazione sono i pilastri della moderna rivoluzione, contro l’immobilismo, l’incapacità e la corruzione diffusa a tutti i livelli istituzionali.
Occorre riprendere l’immagine del cambiamento in uno scenario politico pratico che affronta i problemi della comunità in maniera reale e non attraverso l’intermediazione di altri, uomini potenti che sono abitanti di altri luoghi, che sua volta sono impegnati nei loro rispettivi territori e devono, quindi, dare conto e ragione ai loro elettori.
A pagarne le conseguenze, come sempre, saranno i siciliani.