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Sicilia & Rifiuti. Commissione Antimafia: discarica di Siculiana e i rapporti nella “permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private”

La relazione della Commissione Antimafia all’Ars insiste sulla cattiva gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia che rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e pubblica amministrazione e a volte si incontra con il fenomeno mafioso.

Scrive la Commissione guidata da Claudio Fava: “Negli ultimi vent’anni funzione politica e ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele. La governance regionale sul ciclo dei rifiuti è stata spesso ostaggio di un gruppo di imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica, con la conseguenza che l’unico esito possibile dell’intero ciclo resta oggi il massiccio conferimento in discariche private (eccezion fatta per l’impianto di Bellolampo).

“Come ebbe modo di riferire il Procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voialla Commissione Bratti sul ciclo dei rifiuti: “Si può ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore di interesse[1]. In altre parole, una sorta di monopolio consentito, garantito e protetto dagli apparati amministrativi e politici a beneficio dei titolari delle grandi discariche private.

La discarica di Siculiana e lo scioglimento dei comuni che escono fuori dalla logica per entrare nel consolidato monopolio dei gestori privati nell’affaire monnezza in Sicilia

“Nei paragrafi precedenti – continua la prelazione – si è già dato ampio risalto al ruolo di assoluto rilievo ricoperto dalla Catanzaro Costruzioni srl nel panorama del sistema dei rifiuti siciliano, precisando come questa impresa sia stata protagonista sia della vicenda legata all’affare dei termovalorizzatori (in quanto presente in uno dei raggruppamenti aggiudicatari della famosa convenzione[2]) che della stagione degli ampliamenti e del progressivo consolidamento del monopolio dei gestori di privati.

“Allo stesso tempo si è ricostruito quali fossero, almeno fino ad epoca recente, i livelli di accreditamento e di apprezzamento che i Catanzaro potevano vantare presso l’interlocutore istituzionale, come ad esempio ci ha riferito il dottor Marino nel corso della sua audizione del 22 ottobre 2019 (“Io conobbi Catanzaro perché me lo presentò Lumia, all’inizio del mio incarico, voleva rendermi esperto facendomi incontrare Catanzaro”).

“Anche la Commissione Bratti, nel corpo della sua relazione finale, ha dedicato ampio spazio alle vicende legate alla discarica di Siculiana, riferendo sull’atteggiamento di particolare interazione degli imprenditori agrigentini rispetto ai lavori dell’organismo parlamentare, come ad esempio accaduto con riferimento alle precisazioni e puntualizzazioni trasmesse dai Catanzaro in ordine al contenuto dell’audizione del dottor Marino[3] e di quella dottor Gullo[4].

“Ed è proprio a margine di una di queste comunicazioni, datata 21 giugno 2016[5], che Giuseppe Catanzaro ritiene opportuno informare i componenti della Commissione – presso la quale era già stato audito – circa l’accoglimento da parte del Gip di Palermo della richiesta di archiviazione nei confronti dei rappresentanti della Catanzaro Costruzioni nell’ambito del procedimento penale n. 9190/2013 (Cannova+ altri).

“Richiesta di archiviazione che verrà riportata integralmente nella relazione Bratti, con una premessa dai toni preoccupati: “Sebbene non emergano fatti di rilevanza penale, tuttavia si dà atto dell’esistenza di ‘zone d’ombra’ nelle condotte dei pubblici funzionari e degli imprenditori coinvolti nelle vicende oggetto di indagine, di costanti irritualità, di un modus operandi anomalo[6]».

“La stessa richiesta di archiviazione, peraltro, accanto alla constatazione che gli elementi probatori per proporre il rinvio a giudizio sono insufficienti, riferisce “perplessità e zone d’ombra sulla condotta dei funzionari pubblici e degli imprenditori coinvolti”:

“Nel corso delle indagini sono stati riscontrati contatti del Cannova con Burgio e con lo stesso Catanzaro (Giuseppe), oltre che ancora il coinvolgimento di Lupo, che sembra mostrare anche in questa vicenda un forte interessamento alle pratiche che riguardavano la discarica dei Catanzaro.

Anche in questo caso, pur non potendosi sottacere perplessità e zone d’ombra sulla condotta dei funzionari pubblici e degli imprenditori coinvolti, deve prendersi atto che ai primi spunti investigativi che hanno consentito l’avvio dell’attività di intercettazione non ha fatto seguito l’acquisizione di elementi probatori sufficienti a corroborarli e, di conseguenza, non emergono elementi per l’utile esercizio dell’azione penale.” [7]

“Infine, una nota del Catanzaro, ad audizioni concluse, è arrivata anche alla nostra Commissione il 10 marzo 2020 ed è stata acquisita agli atti.[8]

“Ricapitolando. Ci sono state due inchieste ed entrambe hanno tratto spunto da distinte annotazioni del NOE di Palermo. La prima, del febbraio 2007[9], ha come specifico oggetto le denunce dell’ex sindaco di Siculiana, Giuseppe Sinaguglia, relativamente a presunti abusi commessi dal gestore della discarica. Quella del 2014, invece, entra nel merito della vicenda Cannova e delle risultanze investigative dell’operazione “Terra mia”.

“Ambedue le attività investigative hanno però, con riferimento ai Catanzaro, il medesimo sviluppo processuale: archiviazione. Nel mezzo, l’indagine a carico del sindaco Giuseppe Sinaguglia per concorso esterno in associazione mafiosa e lo scioglimento del Comune di Siculiana per infiltrazione mafiosa nel giugno del 2008.

“Esiste un collegamento, non solo temporale, fra queste tre vicende? E’ la domanda che questa Commissione si è posta e che ha cercato di approfondire ricostruendo fatti, tempi e nessi.

“Il primo atto della vicenda che porterà all’incriminazione del sindaco di Siculiana ed allo scioglimento del comune è l’esposto presentato nel 2005 da Lorenzo Catanzaro nei confronti di Sinaguglia e di altri funzionari comunali.

“Anche a tal proposito è utile rifarsi alla ricostruzione dei fatti presente all’interno della relazione della Commissione Bratti:

“Nell’anno 2005 venne aperto un fascicolo presso la Procura della Repubblica di Agrigento a seguito dell’esposto presentato dall’impresa Catanzaro che riteneva di avere subito e subire una serie di controlli da parte del comune di Siculiana nella gestione della discarica, ritenuti vessatori e ingiustificati. Il procedimento penale venne quindi trasferito a Palermo. Gli esiti processuali possono, sia pure sinteticamente essere riassunti come segue:

preliminarmente, nell’ambito di detto procedimento gli imputati erano: Sinaguglia Giuseppe, nella qualità di sindaco del comune di Siculiana, Meli Luigi, nella qualità di responsabile del servizio discarica del comune di Siculiana, Amato Pasquale, nella qualità di dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Siculiana, e Callea Giuseppe, nella qualità di comandante del corpo di polizia municipale del comune di Siculiana;

a loro carico era stato contestato il reato di abuso d’ufficio aggravato dalla finalità di agevolare l’associazione di stampo mafioso denominata cosa nostra e radicata sul territorio del comune di Siculiana, il reato di interruzione di pubblico servizio, sempre aggravato dall’articolo 7 del decreto legge n. 152 del 1991 (in relazione al provvedimento di sospensione emesso dal comune rispetto ai lavori di ampliamento della discarica), e il reato di concorso esterno in associazione mafiosa;

in sostanza, agli imputati veniva contestato di avere abusato del loro ufficio attraverso l’esecuzione di una serie reiterata e continua di controlli sulla discarica di Siculiana in modo da cagionare a Catanzaro Lorenzo (amministratore della società Catanzaro Costruzioni Srl) un danno ingiusto con riferimento alla realizzazione dei lavori di ampliamento e alla gestione della discarica;

sempre secondo l’accusa, le predette condotte abusive erano finalizzate ad agevolare cosa nostra a seguito del diniego, espresso dal gestore della discarica, di sottostare alle richieste estorsive e all’imposizione della cosca di utilizzare uomini e mezzi riconducibili all’associazione criminale;

Il procedimento si è concluso con una sentenza di assoluzione emessa dal Gup del Tribunale di Palermo, con la formula “perché il fatto non sussiste“. Tutto l’impianto accusatorio viene “smontato” sottolineando come né per Callea né per il sindaco Sinaguglia vi fossero elementi di connivenza o complicità con ambienti mafiosi. “Ragionevolmente – scrive la sentenza – non può escludersi che l’intento propugnato e conseguito dagli imputati, tutti appartenenti all’amministrazione locale, sia stato invece quello di far valere quelle che ritenevano legittime prerogative di vigilanza del comune di Siculiana, su aree e su opere non comprese dall’autorizzazione comunale”.[10]

“Questo il ricordo di due dei protagonisti di questa vicenda, il dottor Giuseppe Sinaguglia e l’ingegnere Pasquale Amato:

GIUSEPPE SINAGUGLIA, ex sindaco del comune di Siculiana. La ditta Catanzaro gestiva il post mortem a carico del Comune…  il comune aveva postato 40 mila euro per lo smaltimento del percolato del post gestione, a distanza di un anno questi 40 mila diventano 200 mila, diventano 300 mila euro per cui io ho detto “ma scusate, non mi spiego questo aumento di volume del percolato!”, per cui cosa abbiamo deciso che ogni volta che veniva il camion per prendere il percolato si doveva controllare…

FAVA, presidente della Commissione. Dall’esito di questi controlli sono state contestate irregolarità alla Catanzaro?

GIUSEPPE SINAGUGLIA, ex sindaco del comune di Siculiana. No, no!

* * *

AMATO, capo ufficio tecnico del comune di Siculiana (AG). Emerge con prepotenza, ed è per chi l’ha vissuto terribile, la dichiarazione del vicequestore Brucato che di fronte alla domanda del giudice: “Come mai lei leggeva questa pressione da parte dell’Amministrazione ‘vessatoria’ nei confronti della ditta Catanzaro…” dichiara che la violazione veniva perpetrata in quanto il Comune entrava indebitamente su proprietà privata, ed è il primo falso! Il secondo falso, per impressionare il magistrato, quando dice: “Dal 2005, dopo che Catanzaro aveva deciso di collaborare, diventano più frequenti i controlli”. Falso anche questo perché i controlli fatti in quella discarica nel 2005 sono più di una quarantina, nel 2006, sono 27, nel 2007 diventano 16 o 17… Ho visto veramente qualcosa di kafkiano, ero entrato in un tunnel dove un rappresentante dell’ordine, un vicequestore, non una mezza cartuccia qualsiasi, era libero di potere dichiarare il falso sotto giuramento… Questo lo racconto per spiegare qual era la condizione della Questura di Agrigento. Non era una indagine sbagliata: c’era un comportamento che mirava ad impressionare, che era una cosa diversa…

“Un’indagine, come abbiamo visto, che si concluderà con una sentenza di assoluzione del GUP nei confronti di Sinaguglia ed Amato perché il fatto non sussiste. Ma è stata proprio questa inchiesta a fare da presupposto allo scioglimento del Comune di Siculiana il 13 giugno del 2008[11].

“Com’è accaduto in altre circostanze (assieme a Siculiana, vale la pena citare Racalmuto e Scicli, di cui questa relazione si occuperà nelle pagine successive) è motivo di preoccupazione per questa Commissione il modo in cui si è arrivati allo scioglimento di tre consigli comunali che avevano, tutti, conflitti politici in corso con progetti autorizzativi per impianti privati di smaltimento dei rifiuti. Perplessità che aumentano se si riflette sul fatto che, in tutti e tre i casi presi in esame dalla Commissione, il provvedimento di scioglimento aveva preso le mosse da indagini penali a carico degli amministratori di quei comuni: indagini concluse, sempre, con il proscioglimento o l’assoluzione di quegli amministratori.

“Riepilogando: un contenzioso in corso di alcune amministrazioni comunali con i proprietari di importanti discariche private; un’indagine penale a carico di quegli amministratori; il conseguente scioglimento per mafia dei comuni; infine, ma a comune già sciolto, il venir meno del casus belli investigativo che era stato premessa per quello scioglimento, spesso accompagnato (certamente per il comune di Scicli) da una robusta campagna stampa e politica che quell’esito auspicava.

“Una somma di coincidenze che questa Commissione pone all’attenzione dell’Assemblea Regionale Siciliana e del Parlamento nazionale, manifestando la preoccupazione che in alcuni casi ci possa essere stato un uso disinvolto e strumentale delle norme del Testo Unico sugli Enti Locali che disciplinano lo scioglimento dei consigli comunali. E che, in taluni casi, lo scioglimento sia oggettivamente servito a rimuovere, assieme alle amministrazioni comunali, le posizioni contrarie che quelle amministrazioni avevano formalizzato sulla ventilata apertura o sull’ampliamento di piattaforme private per lo smaltimento dei rifiuti.

“Vale la pena qui riportare il giudizio espresso dal Procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, nel giugno del 2019 in occasione della presentazione del libro di Attilio Bolzoni “Il Padrino dell’antimafia” dedicato alla carriera di Antonello Montante:

“Ricordo che uno dei grandi settori di affari che sono stati perseguiti dal vicepresidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro (poi presidente, ndr) era uno dei settori maggiormente a rischio di essere controllato da un sistema criminale, il settore delle discariche e dei rifiuti. Ed è con un certo orgoglio che debbo dire che un nostro magistrato, prestato alla politica, il dottore Marino, da assessore regionale, ebbe il fiuto e il coraggio di denunciare, quando ancora era pericoloso denunciarlo, questo sistema affaristico che perseguiva il profitto ricorrendo a pericolose ritorsioni nei confronti di chi intendeva opporvisi. (…) Siculiana ha pagato il prezzo dello scioglimento del consiglio comunale perché nel frattempo la rete di connivenze su cui il Montante e il Catanzaro possono contare fa sì che Siculiana venga considerata terra di mafia perché si oppone al vicepresidente di Confindustria Sicilia che ha eretto il vessillo dell’antimafia per fare i propri affari”.[12]

“Torniamo all’impianto di Siculiana – riporta la relazione – e alle relazioni del NOE. Una delle incongruenze che risulta evidente è l’apparente inconsapevolezza degli uffici apicali della Regione sul conflitto che per anni ha contrapposto la Catanzaro Costruzioni al comune di Siculiana e, soprattutto, sugli esiti della Commissione ispettiva voluta dall’assessore Marino, come se quelle conclusioni – assai preoccupanti per le irregolarità che certificavano – fossero un dettaglio trascurabile.

“Questo il ricordo della dottoressa Interlandi, dirigente generale e poi assessore all’ARTA in quegli anni,

FAVA, presidente della Commissione. Sulla vicenda di Catanzaro e della Vasca V3di Siculiana, tutto l’iter autorizzativo è caratterizzato da un braccio di ferro tra la ditta e il Comune. Ha scritto la Commissione Bratti: “La Catanzaro costruzioni, di fatto, esautorava il Comune nonostante proprietario dei terreni, dalla realizzazione e dalla gestione della discarica”. Lei è mai stata messa al corrente di questa contrapposizione?

INTERLANDI, già assessore regionale per il territorio e l’ambiente. No, io non mi occupavo di casi singoli… e nemmeno dei contenziosi che nascevano… Le assicuro che se avessi avuto la competenza piena sulla gestione dei rifiuti questo non si sarebbe verificato. Avevo l’ambiente, ma l’ambiente sul ciclo dei rifiuti, purtroppo, era marginalizzato, per non dire emarginato.

FAVA, presidente della Commissione. Sembra un’amministrazione per compartimenti stagni…

INTERLANDI, già assessore regionale per il territorio e l’ambiente. Purtroppo è così. E io mi sono guadagnata la fama di essere anche una grande rompiscatole.

FAVA, presidente della Commissione. Resta traccia di qualche momento in cui lei ha rotto le scatole? Una lettera, un’indicazione, qualcosa da cui emerge che da assessore e poi da direttore del Dipartimento lei non era d’accordo?

INTERLANDI, già assessore regionale per il territorio e l’ambiente.  Forse sì, ma non ricordo…

“Così ricostruisce invece l’ex assessore Marino quella stagione e l’interlocuzione con il presidente Crocetta sugli esiti del lavoro della sua Commissione a proposito degli impianti di Siculiana.

FAVA, presidente della Commissione. Con Crocetta su questo punto ci fu un’interlocuzione?

MARINO, già assessore regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità. Assolutamente sì. Fu portato a conoscenza sia per le vie brevi, sia formalmente degli esiti dell’attività della Commissione.

FAVA, presidente della Commissione. Con esiti da parte di Crocetta?

MARINO, già assessore regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità. Assolutamente nessuno. Come se nulla fosse accaduto. Ma come era suo modo di fare. Credo non solo per questa vicenda. Questa vicenda, sicuramente, era una di quelle che riguardava l’interesse più specifico di quel Governo, perché è chiaro che quel Governo era un Governo sostenuto da Confindustria…

SCHILLACI, componente della Commissione. Perché c’era l’attenzione solo su Siculiana in quel modo? Cioè, lei ha avuto contezza che ci fosse uno scambio tra l’imprenditore, i politici e gli amministrativi proprio su Siculiana?

MARINO, già assessore regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità. Guardi, “do ut des”, non saprei. Lo posso immaginare anche perché quando sono stato sentito da altre autorità giudiziarie di Caltanissetta, mi è stato chiesto, ad esempio, – sono dichiarazioni depositate nel processo Montante – se Confindustria avesse finanziato la campagna elettorale di Crocetta. Io ho risposto in quell’occasione che Crocetta non aveva soldi… Sin da quando Crocetta era sindaco di Gela e poi fu europarlamentare e poi divenne presidente della Regione, Confindustria gli fu sempre accanto… non parliamo di Confindustria in genere ma della linea di Confindustria Sicilia.

Per quanto mi riguarda il loro interesse principale era la discarica di Siculiana, tanto è vero che ci sono stati degli interventi contro di me e non sono interventi di poco conto, visto che hanno cercato di trovare qualcosa, con cui potermi ricattare, ma non ci sono riusciti… Poi, se la discarica di Siculiana servì o per finanziare campagne elettorali o per fare uscire soldi, io dico una sola cosa e cioè con un’entrata di quattro milioni di euro netti al mese, si può fare di tutto e di più. Certo il governo Crocetta era un governo che aveva accanto Confindustria e che doveva accontentare Confindustria, in particolar modo Catanzaro con la discarica di Siculiana… questo emerge non solo dalle azioni che sono state poste in essere contro di me, ma anche di quelle che sono poi gli esiti di tante attività di indagini, di intercettazione, che ormai sono di dominio pubblico.

“Nella polemica tra Marino e Catanzaro, ricostruisce la relazione del NOE di Palermo del 21 luglio 2014, si inserisce anche Antonello Montante il quale, scrive il rapporto dei carabinieri: “Invita lo stesso Catanzaro Giuseppe a reperire documentazione, affermando d’averne già lui in possesso, con la quale possa politicamente essere ‘cafuddato’ il Marino, così da poterlo presentare al presidente della Regione Rosario Crocetta come un elemento di disturbo rispetto alla linea politica regionale che vede, appunto, la partecipazione di Confindustria”[13].

(Montante a Catanzaro): “Siccome armasti a un bordello con sta minchia di munnizza, ora Peppe ti metti a lavorare per due ore e cerchi tutte le notizie che non c’entrano niente con la munnizza… del mal funzionamento dell’assessorato… un attacco che non c’entra niente la munnizza… che non funzionano gli iter autorizzativi… cose… vedi su internet qualcuno che si lamenta…”[14]

“A fronte del rapporto fortemente conflittuale tra i Catanzaro e l’assessore Marino, dalle pagine della relazione dei NOE emerge invece una modalità del tutto diversa nelle relazioni tra il vicepresidente di Confindustria Sicilia ed altri rami dell’amministrazione regionale:

“L’attività captativa ha consentito di accertare che i Catanzaro, e in particolar modo Catanzaro Giuseppe, godono di ottimi rapporti con gran parte dei responsabili delle istituzioni dell’Isola, tra queste anche con l’assessore all’ARTA dell’epoca, ossia Mariella Lo Bello”. Ed ancora: “Le pressioni dei fratelli Catanzaro seguono un preciso e collaudato modus operandi. Le stesse si trasformano di volta in volta in vere ingerenze in quelle che sono le scelte degli uffici della Pubblica Amministrazione e si basano sostanzialmente su due argomentazioni che vengono poste secondo chiari schemi aventi fini intimidatori o, quanto meno, come tali percepiti:

  • La chiusura della discarica, con il conseguente problema igienico-sanitario che si creerebbe per questo o quel comune per la cessata possibilità di conferimento dei rifiuti (…)
  • La richiesta di risarcimento danni rivolta verso questo o quel funzionario che nel corso di una qualsivoglia istruttoria si opponga o ostacoli le intenzioni o i risultati che i Catanzaro si prefiggono di conseguire”.

“Gli effetti delle pressioni esercitate dai Catanzaro sui funzionari, sottolinea la relazione del NOE, sono concreti. Scrivono i carabinieri nella loro informativa:

Antonio Patella (dirigente regionale del dipartimento acqua e rifiuti, ndr) riferisce alla funzionaria Mara Fais… come i Catanzaro assumessero comportamenti ostili nei confronti di qualsivoglia funzionario che in qualche modo ritenessero li ostacolasse”. Aggiunge Patella: “Allorquando ebbi a manifestare l’opportunità di un approfondimento in ordine ad un aspetto ritenuto irregolare ed in relazione ad un provvedimento amministrativo della discarica di Siculiana ricevetti un segnale da parte dei Catanzaro e la richiesta di un preteso risarcimento per supposti danni patiti[15].

PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Non c’è mai stata una pressione diretta anche perché Catanzaro non lo vedevamo mai, casomai i suoi avvocati oppure il direttore tecnico. In realtà arrivò proprio una lettera di risarcimento danni da parte di Catanzaro… il cui importo doveva essere credo di un milione di euro… Rivolta all’Amministrazione, ma indirettamente anche al dirigente dell’Ufficio.

FAVA, presidente della Commissione. Fu accompagnata o seguita da sollecitazioni o ammonimenti o perorazioni telefoniche?

PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Si verificò una cosa secondo me molto strana: la nostra avvocatura ci chiese una relazione che avremmo dovuto produrre nell’arco di 24 ore perché i tempi erano strettissimi e quindi abbiamo dovuto ricostruire tutta la cosa per fare una relazione all’avvocatura.

FAVA, presidente della Commissione. Ma perché i tempi erano così stretti?

PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Perché l’avvocatura ci ha scritto dicendoci di rispondere entro una certa data, tant’è che anziché trasmetterla come si faceva normalmente abbiamo dovuto portare fisicamente tutte le carte e depositarle al protocollo dell’avvocatura perché altrimenti non ci sarebbero stati i tempi.

FAVA, presidente della Commissione. Era normale che l’avvocatura chiedesse chiarimenti in questi termini?

PATELLA, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Non era assolutamente normale.

“Sull’informativa dei NOE si riporta anche l’intercettazione di una lunga telefonata tra il dottor Zuccarello (dirigente al Dipartimento Acqua e Rifiuti) e l’architetto Cannova che riguarda l’A.I.A. a favore della Catanzaro:

Zuccarello: “Agli inizi io non capivo che cosa, perché stavano forzando, allora ero un poco resistente nonostante Catanzaro venisse sempre a rompermi i coglioni con la scorta. (…) Successivamente (Catanzaro) senza avere la disponibilità dell’area presenta una discarica per tre milioni di metri cubi, enorme, tre milioni di metri cubi… costruisce la sua fortuna, perché una discarica di tre milioni di metri cubi oggi è una fortuna, specialmente con ste tariffe. Allora, dico io, ci troviamo in una situazione che… per lui e solo per lui, non ce ne sono altri che abbiamo fatto espropri… abbiamo fatto una procedura che non abbiamo utilizzato per nessuno. Che è quella della dichiarazione di pubblica utilità… cioè quel progetto presentato da un privato, che era un ampliamento, è stato riconosciuto come progetto di interesse pubblico, e quindi da espropriare (i terreni del comune di Siculiana, ndr) (…) Il problema qual è? Che questo qua, ‘sto bastardo di Marino, sta partendo su ste cose, hai capito? (…) E se lui parte… questo è un magistrato![16].

“Audito sul punto, il dottor Zuccarello ha inteso ridimensionare la sensazione che emerge da quelle intercettazioni:

ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Catanzaroveniva fondamentalmente per due problematiche che erano incardinate sempre in Cannova ma che si riferivano a me nel cercare di ottenere soluzioni. Veniva con un avvocato, adesso il cognome non lo ricordo, e attenevano ad un ampliamento per il quale non aveva la titolarità.

FAVA, presidente della Commissione. Che tipo di pressioni riceveva?

ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Il fatto che lui veniva con la scorta e la metteva là mi creava una certa…

FAVA, presidente della Commissione. Metteva là, dove?

ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Nel corridoio, perché lui era attenzionato in tutti i suoi movimenti. Stava fuori dalla porta, quindi era una cosa a cui non ero abituato e mi creava questo una sorta di …non disagio, non saprei come definirla.

FAVA, presidente della Commissione. Nelle annotazioni del NOE si parla anche di comportamenti persuasivi o dissuasivi da parte di Catanzaro minacciando procedimenti penali, denunce per danno, eccetera.

ZUCCARELLO, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti. Non nei miei confronti. Erano dei colloqui che si svolgevano chiedendo il perché non si potesse concedere un ampliamento, perché mi ricordo che fosse un ampliamento in assenza della titolarità… Adesso con precisione non ricordo né quante volte ci siamo visti né se erano sempre quelli gli argomenti o erano altri ma non c’era un’insistenza pressante, era solo quel disagio di trovarmi dietro la porta e sentirmi…

“Scrive ancora il rapporto dei NOE di un intervento del senatore Lumia nei confronti dell’assessore Marino dopo una sua audizione presso la Commissione antimafia dell’ARS nel dicembre del 2013:

MARINO: “Il signor Catanzaro è preoccupato tant’è che ieri mi chiama Lumia e dice ‘ah, stai attento a quello che dici in Commissione’… ieri sera… mi ha detto ‘tu persegui l’antimafia!’”

“Il rapporto dà conto anche dell’imbarazzo dei funzionari dell’ARTA quando il personale del NOE e della squadra mobile di Palermo si presentano negli uffici dell’ARTA per sequestrare i documenti relativi alle autorizzazioni per gli impianti di Siculiana:

“Il personale di P.G. trovava presso il suo abituale ufficio il Cannova Gianfranco, intento a svolgere le normali funzioni di ufficio. Questi, senza fare riferimento al suo avvenuto trasferimento, si poneva a disposizione dei militari operanti per produrre la documentazione oggetto del provvedimento giudiziario. In quel frangente si constatava che risultava mancante la documentazione contenuta in due specifici faldoni costituenti gli atti della discarica della società Catanzaro Costruzioni srl. Il pomeriggio del giorno successivo, ossia il 21 gennaio 2014, il dottor Giorgio D’Angelo, nella qualità di responsabile del servizio VAS-VIA dell’ARTA, denunciava l’avvenuto smarrimento dei fascicoli presso il comando stazione dei carabinieri di Palermo”[17].

“E sempre sul contenzioso tra il comune di Siculiana e la Catanzaro Costruzioni, aggiunge la prima annotazione dei NOE del 13 maggio 2014 che “la Catanzaro Costruzioni srl ha operato all’interno della discarica effettuando i lavori di ampliamento (vasca V3) in assenza di uno specifico e formalizzato incarico da parte del comune che sino a quel momento era l’unico e solo titolare dell’impianto.

Rocambolesco si rivela poi essere il rilascio della V.I.A. da parte dell’ARTA, in quanto l’iter procedurale si caratterizza per l’osservanza di un criterio valido, semmai, per una gara di velocità anziché per il rispetto di precise norme e procedure”[18].

“Sugli esiti di quell’indagine la Commissione ha audito anche il luogotenente Sapuppo, comandante dei NOE di Palermo e autore dell’informativa più volte citata.

FAVA, presidente della Commissione. Durante questi approfondimenti investigativi, e poi alla luce della relazione Marino, voi avete avuto la sensazione che l’impresa Catanzaro godesse di un particolare accreditamento all’interno delle istituzioni regionali siciliane?

SAPUPPO, comandante del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Palermo. Senza dubbio, Giuseppe Catanzaro era vicepresidente di Confindustria… Da quella attività di indagine emergevano questi rapporti del Catanzaro con gran parte delle pubbliche amministrazioni allora interessate.

FAVA, presidente della Commissione. Si legge sempre nella vostra relazione che “…si ritiene che Catanzaro abbia strumentalizzato l’incarico di vicepresidente di Confindustria per sabotare presso sedi istituzionali nazionali le scelte politiche della Regione tese alla realizzazione di impianti di riciclo e recupero dei rifiuti in luogo degli attuali smaltimenti in discarica che registrano percentuali prossime al 90%”

SAPUPPO, comandante del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Palermo. Se non ricordo male si apprese anche da articoli di stampa dell’epoca che il Catanzaro Giuseppe intervenne in ambito nazionale come rappresentante di Confindustria sostenendo che il lavoro che stesse all’epoca seguendo la Regione Sicilia, cioè quello di incrementare la realizzazione di impianti pubblici finalizzati al recupero dei rifiuti, fosse una scelta sbagliata. Insomma, questo poi limitò per certi versi anche le decisioni politiche dell’epoca. Ovviamente per come la vedemmo noi all’epoca, un incremento della raccolta differenziata non faceva altro che decrementare il conferimento di rifiuti in discarica e quindi era un interesse opposto rispetto a quello (del Catanzaro, ndr).

FAVA, presidente della Commissione. Quanto di quel clima ancora sopravvive?

SAPUPPO, comandante del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Palermo. Il fenomeno, secondo me, non è stato debellato per intero e forse il fatto che questi uffici oggi siano privi di personale è perché anche i funzionari sentono che sono uffici esposti. Per come la possiamo interpretare noi, o sono compiacenti oppure, se si oppongono, possono subire conseguenze nei termini che vi ho rappresentato.

“Un ultimo approfondimento merita la vicenda della gara d’appalto relativa a un impianto di compostaggio da costruire a Casteltermini. Impianto che, spiegano i NOE nel loro rapporto, era osteggiato dai Catanzaro per garantire la ‘centralità’ del proprio impianto di Siculiana nello smaltimento dei rifiuti in quella zona. Al punto, scrivono i carabinieri, da organizzare un’autentica simulazione tesa ad ottenere l’annullamento della gara d’appalto. Leggiamo dalla relazione[19]:

“Il Catanzaro Fabio, in assoluta unione di intenti con i fratelli Giuseppe e Lorenzo, attraverso l’attività del gruppo Catanzaro Costruzioni srl, concorda con l’avvocato (omissis), loro legale di fiducia, una sorta di ‘messa in scena’ da porre in essere durante la celebrazione della gara, così da indurre la relativa commissione alla esclusione dalla stessa gara della Catanzaro Costruzioni srl, la quale, così, istaurando tutto il susseguente contenzioso amministrativo, avrebbe raggiunto il risultato di far slittare nel tempo l’aggiudicazione dell’appalto e, conseguentemente, la realizzazione e l’esercizio del relativo impianto. Tutto ad appannaggio dello smaltimento dei rifiuti in discarica o del convogliamento degli stessi rifiuti, almeno per l’area agrigentina, verso l’impianto della società R.V.R. srl di proprietà degli stessi Catanzaro. (…)

“Che le intenzioni della Catanzaro Costruzioni srl fossero solo quelle di dilatare nel tempo l’iter conclusivo della gara lo si rileva già nella conversazione del 2 settembre 2013 tra il Catanzaro Fabio e il suo avvocato (omissis)”.

AVVOCATO: Ecco appunto! Non facciamo che questi ci aggiudicano la gara e siamo fottuti! (…) I tuoi desideri quali sarebbero? Di perdere il più tempo possibile immagino…

CATANZARO: Sì, sì… ottimo!

AVVOCATO: …di perdere il più tempo possibile perché domani quando ci escluderanno potremo contestare vivacemente questa esclusione e riservarci di contestarla con ricorso giurisdizionale. (…) Con questa tecnica… come dire… con questa strategia possiamo prenderci un altro paio di mesi.

CATANZARO: …una domanda… per fare questo domani in sede di apertura della busta… quando conclameranno che ci mancano queste cose… dobbiamo farlo notare?

AVVOCATO: No… io casomai domani mi porto un mio collaboratore che ovviamente non mi deve salutare… che alle brutte sarà l’avvocato di una potenziale impresa… che denuncerà il fatto che dobbiamo essere esclusi!

“Il paradosso – continua l’informativa del NOE – lo si raggiunge nel momento in cui si teme, in ordine allo svolgimento della gara, una non voluta aggiudicazione della gara medesima alla Catanzaro Costruzioni srl.

“Alla domanda perché la Catanzaro Costruzioni srl abbia tutta l’intenzione di farsi escludere dalla gara, può darsi una sola risposta, e cioè quella che vede nel progetto presentato dalla società R.V.R. srl di Catanzaro Giuseppe la realizzazione in Siculiana di un impianto del tutto identico a quello che si sarebbe dovuto realizzare a Casteltermini e pertanto assolutamente in concorrenza con quest’ultimo”.

“Come detto in apertura di capitolo, né l’appalto su Casteltermini né le altre vicende ricostruite hanno ricevuto alcuna sanzione penale. L’indagine della Procura di Palermo, mossa dall’informativa del NOE, si concluderà con una sentenza di archiviazione del GIP sia pure con significative “perplessità e zone d’ombra”.

“Resta acquisito, a giudizio di questa Commissione e al di là dell’irrilevanza penale dei comportamenti, che l’interazione tra la Catanzaro Costruzioni srl e gli uffici della Regione mostra l’estrema pervasività di quegli uffici (con l’eccezione di pochi funzionari…), la loro subalternità nonché l’eccesso di disponibilità nel determinare condizioni, forme e tempi di quei processi autorizzativi.

“Non sarà possibile comprendere e risolvere le patologie del ciclo dei rifiuti in Sicilia senza dedicare a queste manifeste condizioni di subalternità – rilevate non solo nelle vicende oggetto del presente capitolo – una profonda riflessione, scevra da ogni condizionamento, nelle opportune sedi politiche e amministrative. E’ l’auspicio di questa relazione.

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  • Lo scioglimento del comune di Racalmuto

“Nell’affrontare il caso della discarica di Siculiana abbiamo avuto modo di anticipare uno dei focus principali di questa inchiesta, ovvero il rischio che in talune circostanze il ricorso allo strumento dello scioglimento per infiltrazione mafiosa abbia travalicato le finalità imposte dalla norma, mutandone senso e significato.

“Episodi, ed è questa la coincidenza preoccupante, che si sono verificati allorché alcune amministrazioni locali si sono legittimamente opposte a progetti per la realizzazione o che hanno determinato l’estensione di impianti privati dediti allo smaltimento dei rifiuti. È il caso di Siculiana, come abbiamo già visto, ma anche di Racalmuto, comune dell’agrigentino sciolto per mafia con decreto del Presidente della Repubblica datato 12 marzo 2012. 

“Il provvedimento in questione nasce sulla scia di un’inchiesta condotta dalla D.D.A. di Palermo nel giugno del 2011 nell’ambito della quale il sindaco dell’epoca, il professore Salvatore Petrotto, viene indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Petrotto si dimette, ma l’ipotesi investigativa nei suoi confronti non è ritenuta solida dai pubblici ministeri che due mesi dopo, nel settembre 2011, avanzano richiesta di archiviazione. Richiesta che verrà poi accolta nell’ottobre dello stesso anno dal Gip.

“Sulla base di quanto premesso, è utile leggere alcuni passaggi della proposta del Ministro dell’Interno di allora, Annamaria Cancellieri, allegata al decreto di scioglimento:

“Il 6 giugno 2011, la Procura della Repubblica di Palermo Direzione Distrettuale Antimafia ha emesso nei confronti del sindaco di Racalmuto, nell’ambito del procedimento penale n. 4055/2009, invito per la presentazione di persona sottoposta ad indagini per associazione mafiosa, in quanto, nella qualità di vertice dell’amministrazione durante la consiliatura in corso e nelle precedenti svolte consecutivamente avrebbe avvantaggiato esponenti mafiosi locali. (…)

Sebbene l’inchiesta giudiziaria sopra riferita si sia conclusa per il primo cittadino con una richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo Direzione Distrettuale Antimafia il 6 settembre 2011, accolta dal Gip del Tribunale di Palermo il 26 ottobre 2011, tuttavia assumono rilievo, ai fini della misura di rigore proposta, le considerazioni svolte dall’Autorità Giudiziaria circa la vicinanza del predetto amministratore all’associazione mafiosa locale, in quanto lo stesso, nell’esercizio del proprio ruolo, avrebbe di fatto consentito all’organizzazione criminale di potersi infiltrare all’interno del Comune di Racalmuto, omettendo di porre in essere interventi decisivi in occasione di una vicenda disciplinare che ha riguardato un dipendente comunale ed in occasione dell’assegnazione di lavori fiduciari, che hanno rafforzato i propositi criminosi della suddetta cosca”[20].

“Per il Ministro, dunque, il fatto che il Gip abbia accolto la richiesta di archiviazione del sindaco Petrotto non avrebbe intaccato – affermava e scriveva il ministro – la vicinanza di quest’ultimo all’associazione mafiosa locale in quanto lo stesso “avrebbe di fatto consentito all’organizzazione criminale di potersi infiltrare all’interno del Comune di Racalmuto”. Un’affermazione talmente perentoria che, se vera, si porrebbe in manifesta contraddizione con il proscioglimento di Petrotto (se un sindaco consente a Cosa nostra di infiltrarsi nel comune che amministra non può che essere un sodale della mafia, altro che proscioglimento del Gip!).

Sul punto questa Commissione ha ritenuto opportuno sentire il diretto interessato il quale non ha mancato di evidenziare, da un lato, le strane connessioni tra lo scioglimento di Racalmuto e quello di Siculiana; dall’altro, quello che – a suo avviso – sarebbe stato il vero motivo dell’indagine nei suoi confronti.  Ecco cosa dice Petrotto in audizione:

PETROTTO, ex sindaco di Racalmuto. Nel maggio del 2011 ho inaugurato il Centro comunale di raccolta dei rifiuti… che era al servizio di tre Comuni e ho dichiarato pubblicamente che non avrei più conferito un chilo di rifiuti in discarica… dopo una decina di giorni, mi arriva l’avviso per concorso esterno …come un congegno ad orologeria… l’anno successivo sono stato scagionato, perché erano accuse che lasciavano il tempo che trovavano…

FAVA, presidente della Commissione. Lei scrive anche: “Il signor Montante è quello che ha fatto sciogliere il Comune di Racalmuto[21].

PETROTTO, ex Sindaco del comune di Racalmuto. Nel 2016, in una conversazione con Castaldo, Montante torna alla carica nei miei confronti in maniera molto esplicita e dice: “…devi fare una serie di articoli contro Petrotto, Venturi, Cicero e Deni”, che è un editore agrigentino… Poi è successo puntualmente…”


[1] Cfr. Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, XVII Legislatura, presidente On. Alessandro Bratti, “Relazione territoriale sulla Regione Sicilia” (Relatori: On. Alessandro Bratti, On. Stella Bianchi, On. Renata Polverini), approvata dalla Commissione nella seduta del 19 luglio 2016 (nel prosieguo solamente “Relazione Commissione Bratti”), p. 127.

[2] 1° Raggruppamento, composto da: Elettroambiente S.p.A. (mandataria), Enel Produzione S.p.A., AMIA S.p.A., EMIT S.p.A. e Catanzaro Costruzioni s.r.l, cfr. richiesta di archiviazione della D.D.A. di Palermo relativa al procedimento penale n. 2327/2011, p. 8.

[3] Cfr. Relazione “Commissione Bratti”, p. 138.

«Si segnala che in data 21 giugno 2016 è pervenuta alla Commissione una nota a firma di Giuseppe Catanzaro che qui si riporta: “Con precedente a. r. del 19-10-2015 è stato comunicato, tra l’altro, ” … per il dovuto rispetto alla ecc.ma Commissione, che lo scrivente ha autonomamente provveduto a segnalare alla competente autorità giudiziaria che le affermazioni dal citato N. Marino rese innanzi alla Commissione lo scorso 21-03-2015 siano documentalmente smentite e ciò al fine di valutare la rilevanza penale … “. Con la presente, ad integrazione, si comunica che per le anzidette dichiarazioni rese innanzi a codesta ecc.ma Commissione risulta pendente apposito procedimento penale n. 3846/2015 nei confronti di N. Marino presso la procura della Repubblica di Perugia che procede per i reati di cui agli art. 368 e 595 c.p. La detta A.G. è competente a giudicare i Magistrati in servizio presso il tribunale di Roma come nel caso dell’audito in data 23-02-2015. In detto procedimento penale risulta parte offesa il rappresentante legale della società nell’interesse della quale inoltro la presente».

[4] Cfr. come sopra, pp. 177-179:

«Per doverosa completezza di esposizione, va segnalato che la società Catanzaro Costruzioni ha inviato alla Commissione parlamentare due note (doc. 1019/2; doc. 1019/3), nelle quali vengono effettuate osservazioni in merito ad un passaggio dell’audizione del dottor Gaetano Gullo che, il 25 marzo 2015 ha reso dichiarazioni alla Commissione con riferimento all’attività da lui svolta quale direttore del dipartimento ambiente della Regione.  In particolare il doc. 1019/2 riporta il contenuto di una lettera indirizzata a Gaetano Gullo dai legali della ditta Catanzaro, nella quale si può leggere:

“Io ho potuto verificare che c’era una problematica di questo genere relativa alla discarica di Siculiana. Non erano di poco conto. Ovviamente, questo significava che l’A.I.A. non si poteva rilasciare, per intenderci”. Il riferimento è al fatto che la mia assistita sarebbe stata priva di un valido titolo giuridico in ordine alla titolarità dei terreni, ovvero, comunque, al fatto che il regime giuridico della loro proprietà fosse in qualche modo incompatibile con il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale di cui al DRS n. 1383 del 4 dicembre 2006. Sennonché, giova, al riguardo, rilevare che la condizione giuridica dei suoli era (all’epoca della domanda di autorizzazione integrata ambientale), come è, del tutto compatibile con il successivo rilascio dell’autorizzazione. Invero, su tale circostanza si sono fondati anche alcuni giudizi dinanzi al giudice amministrativo, ora promossi dalla mia cliente, ora, invece, dal comune di Siculiana (AG), i quali hanno tutti avuto un esito favorevole per la prima…

… A seguito di questa lettera, l’avvocato rappresentante di Gaetano Gullo (doc. 1019/3), rispondendo in ordine alla richiesta di precisare i contenuti delle affermazioni rese nel corso dell’audizione del 24 marzo 2015, fa presente che: “il Dottore Gullo ha avuto modo di conoscere le pronunce del Giudice Amministrativo allegate alla Sua nota e tale approfondita conoscenza avrebbe consentito di rispondere alla Commissione in modo più esaustivo anche con riferimento a ciò che forma oggetto e contenuto nella sua nota anzi citata, con particolare riferimento ai provvedimenti giurisdizionali dotati di autorità di cosa giudicata”.

[5] Cfr. come sopra, p. 138.

[6] Cfr. come sopra, p. 138.

[7] Cfr. come sopra, pp. 141-142.

[8] Nota N. di Prot. 1270/CPLM (trasmessa a mezzo pec in data 10 marzo 2020):

In riscontro alla Sua pregiata del 05.03.2020, rappresento il mio rammarico per l’impossibilità di ascoltarmi innanzi alla Commissione d’Inchiesta e Vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia.

Invero, da fonti giornalistiche ho appreso che le attività della “Catanzaro Costruzioni S.r.l.”, di cui sono socio, sarebbero oggetto di variegate ipotesi investigative ricostruite innanzi alla Commissione dai soggetti controinteressati che fino ad oggi sono stati sentiti.

In particolare, dalla stampa sembrerebbe sia stato riferito in Commissione “di un nesso fra il mancato affare dei termovalorizzatori ed il boom di discariche private” fra cui quella di Siculiana, di “perplessità sui mancati approfondimenti da parte della Procura di Palermo su Giuseppe Catanzaro… con particolare riferimento ai suoi allarmanti collegamenti con soggetti indagati per mafia” ed ancora di “dubbi sulle origini delle fortune dei Catanzaro” di rapporti tra il gruppo imprenditoriale agrigentino con Massimo Tronci (arrestato per mafia) e con Francesco Zummo, “ritenuto a quel tempo prestanome di Provenzano”, nonché di condotte dei massimi vertici politici della Regione che avrebbero agito per ostacolare l’ampliamento della discarica di Gela al fine di favorire l’impianto di Siculiana.

Dalla stampa si legge altresì che in Commissione sia nato il convincimento di “istruttorie rapidissime e con larghissimo tasso di inconsapevolezza di tutti, vedi … CATANZARO …  che hanno permesso che le discariche private raddoppiassero la propria capienza”.

Ma ritengo altresì più sorprendente leggere dalla stampa il pensiero che si è formato all’interno della Commissione sulla scorta di quanto riferito dai soggetti sentiti: “Nel momento in cui si apre un conflitto tra Comune di Siculiana e privati esplode improvvisamente il bubbone mafioso – ricostruisce Fava – con un ‘inchiesta che poi si risolverà in un nulla di fatto. Nel frattempo però il comune era stato sciolto. Una situazione analoga sì è verificata a Scicli. Siculiana è il territorio in cui insiste la discarica della famiglia Catanzaro”.

Ebbene, in relazione a quanto sopra ritenevo necessario essere sentito in Commissione su temi che mi coinvolgono personalmente come uomo e come imprenditore offrendo così un contributo, ovvero gli accertamenti e i riscontri oggettivi necessari per la formazione della verità. (…)

Ritengo oggettivamente difficile nonché inefficace affidare il mio contributo ad una nota con eventuali documenti allegati. Solo argomentando personalmente e spiegando la documentazione che intendevo produrre la Commissione poteva farsi una precisa e più chiara idea dei fatti oggetto di trattazione.

A titolo di esempio, con riferimento al tema “emergenza e gare in deroga”, ovvero uno dei temi che avrei voluto approfondire, segnalo che quanto – da notizie stampa – sembrerebbe essere stato ricostruito innanzi a Codesta Commissione parrebbe in radice non corrisponde al reale andamento degli eventi.

Si tratta del Programma Generale degli interventi dell’Ufficio del Commissario Delegato, approvato con la Disposizione Commissariale n. 164 del 19-dic-2011, il quale, tra l’altro, prevedeva l’impiego di 95 Mil/eu per 15 nuovi impianti di compostaggio, la cui realizzazione consentiva di disporre ” … entro il 31.12.2013, … un numero di impianti la cui capacità … sarebbe più che sufficiente a trattare i rifiuti organici … ben oltre il 65%”.

Si tratta delle risorse (i citati 95 Mil/EU) che con l’emergenza del 2013 sono state sottratte ai citati 15 impianti di compostaggio e destinate a gare, in relazione alle quali si è registrata, come i preposti Organi hanno accertato, la deroga di disposizioni non derogabili, nonché, come si legge in atti pubblici richiamati in diversi articoli di cronaca, l’interesse diretto di imprese presumibilmente soggette ad infiltrazioni mafiose.

Alle stesse gare in deroga hanno, inoltre, partecipato – secondo quanto riportato da atti pubblici richiamati in diversi articoli di cronaca – imprese riconducibili ad operatori che avrebbero finanziato la campagna elettorale del 2013 di noti esponenti della Giunta di Governo.

Quanto sopra ripotato viene rappresentato a titolo esemplificativo e non esaustivo rispetto ai diversi argomenti che avrei rappresentato alla Commissione al fine di agevolare ulteriori elementi di conoscenza.

[9] Annotazione di polizia giudiziaria nr. 14/2 del 12 febbraio 2007 del NOE.

[10] Cfr. Relazione “Commissione Bratti”, pp. 179-182.

[11] Decreto del Presidente della Repubblica del 13 Giugno 2008, Gazzetta Ufficiale, anno 149° n. 147, del 25 giugno 2008.

[12] http://comunicalo.it/2019/06/19/video-procuratore-zuccaro-su-discarica-di-siculiana-e-catanzaro-vessillo-antimafia-per-fare-i-propri-affari/

[13] Cfr. Annotazione del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente – Nucleo Operativo Ecologico di Palermo del 21 luglio 2014, n.ro 86/18-7-2013 di prot.llo, Oggetto: Proc. Pen. n. 9190/2013 R.G.N.R., p. 13.

[14] Cfr. Annotazione NOE Palermo del 21 luglio 2014, p. 30.

[15] Cfr. Annotazione NOE Palermo del 21 luglio 2014, p. 67.

[16] Cfr. Annotazione NOE Palermo del 21 luglio 2014, pp. 102-112.

[17] Cfr. Annotazione NOE Palermo del 21 luglio 2014, p. 113.

[18] Cfr. Annotazione NOE Palermo del 13 maggio 2014, pp. 22-23.

[19] Cfr. Annotazione NOE Palermo del 21 luglio 2014, pp. 122 e ss.

[20] La relazione del Ministro accenna anche ad altra vicenda riguardante Petrotto (“A seguito di altra inchiesta giudiziaria che nel luglio 2010 ha portato all’arresto di 19 persone, il sindaco è stato condannato in primo grado a 4 mesi di reclusione per istigazione alla corruzione”), per la quale è stato poi assolto in data 31 marzo 2016. Cfr. sul punto: https://agrigento.gds.it/articoli/cronaca/2016/03/31/il-fatto-non-sussiste-petrotto-viene-assolto-3f8136c1-e968-4a63-b19f-ce94747c37c5/

[21] Cfr. https://www.italyflash.it/2018/10/21/petrotto-invita-il-sindaco-di-racalmuto-messana-a-costituirsi-parte-civile-contro-montante/

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