Spettacolo

Siracusa, ad Ares film festival Sabina Guzzanti

Un gruppo di lavoratori dello spettacolo, capitanatati da Sabina Guzzanti, decide di mettere in scena le vicende controverse relative alla cosiddetta “trattativa”, quella che sarebbe intercorsa tra Stato e mafia all’indomani della tragica stagione delle bombe (Roma, Milano, Firenze).  Questa in estrema sintesi la trama del più controverso lavoro della Guzzanti che sarà protagonista domani della serata conclusiva dell’International Ares Film & Media Opportunities, festival del cinema indipendente di Siracusa, giunto alla settima edizione.

Alle 20.30, nella sala Monsignor Carabelli (ex Cinema Lux) in via Torres, sarà proiettato il film La trattativa (86′ – 2014) che ha impegnato molto Sabina Guzzanti nella ricerca dei materiali di documentazione storica e giudiziaria e nel decidere la miglior forma possibile per rappresentare la complessa vicenda (vedi recensione allegata).   Al termine della proiezione del film, in collegamento Skype, Sabina Guzzanti risponderà alle domande del pubblico presente in sala e ai giornalisti Carmelo Maiorca, fondatore e direttore del giornale satirico, L’Isola dei Cani e Franco Oddo, direttore del settimanale d’inchiesta, La Civetta di Minerva.

La serata di domani concLude il programma del Festival. Si comincia quindi alle 20.00 con la proclamazione e la premiazione dei vincitori del concorso internazionale. Si prosegue con la proiezione del film di Sabina Guzzanti ed il successivo dibattito e si finisce con la festa finale dell’International Ares Film & Media Festival .

Ieri sera, la presentazione del testo teatrale “La Mafia” ispirato all’opera ‘Mafia’ di Giovanni Alfredo Cesareo ha permesso di trovare degli spunti per affrontare il tema del rapporto tra criminalità organizzata ed istituzioni partendo dal ventennio fascista, periodo in cui Cesareo, interessante intellettuale siciliano, ha scritto il testo. Paolo Rubera, presidente dell’associazione Grecalevante che curerà la messa in scena prevista per fine gennario, ha raccontato di aver pensato alla rappresentazione del testo dopo gli attentati subiti da una cooperativa agricola che gestisce dei terreni confiscati alla mafia tra Lentini e Misterbianco.  Franzo Bruno, docente di storia e filosofia, ha tracciato il profilo di Giovanni Alfredo Cesareo, sottolineando le contraddizioni di un intellettuale attento e fautore della dicotomia tra realtà e creazione artistica ma che, nonostante ciò, col suo testo, si è reso autore di una denuncia sui rapporti esistenti tra i mafiosi e gli uomini dello Stato già ad inizio del secolo scorso. Pippo Cascio, giornalista esperto di teatro, ha ricordato, citando Pasolini, che l’esperienza di Cesareo dimostra che la creazione artistica in tutte le sue forme (cinema, teatro, poesia etc.) nel momento in cui è rappresentata, non è più dell’autore ma del pubblico che la fruisce e che la fa sua interpretandola.

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