Siracusa, costruzioni abusive e speculazione edilizia tra silenzi e connubi con migliaia di case fantasma
Siracusa non è una città mafiosa come Palermo, Agrigento e Trapani, dove il connubio tra i politici e i mafiosi è stato da sempre presente, specie nella speculazione edilizia. Nella città di Archimede invece la speculazione sui terreni con allo sfondo gli affari del comparto dell’edilizia è stata messa in atto in maniera forte e decisa già partire dalla fine degli Anni Sessanta ad opera degli uomini politici del tempo. Ben organizzata a turni regolari e avvicendati, tra le varie correnti della diccì e degli alleati politici pro tempore, e non ci vuole di certo l’indovino per capire che tutta la zona del Corso Gelone, Piazza Adda, Viale Tunisi, Viale Zecchino, Santa Panagia, Villaggio Miano, Scala Greca, la zona della Pizzuta, Mazzarrona, contrade Tremilia e Carrozziere, Penisola della Maddalena fino al Plemmirio passando per Terrauzza, Fontane Bianche, Ognina e Arenella, la frazione di Cassibile compresa, dove i proprietari dei terreni erano sempre i soliti noti che compravano terreni agricoli per rivenderli a prezzi cinquanta volte di più in maniera indivisa tra più acquirenti per separarli in particelle in sede di rogito notarile e a costruzione abusiva avvenuta. Tutto il territorio del comune di Siracusa è stato assediato, cementificato, assassinato dai palazzinari con il connubio a pagamento della politica che ha gestito il potere locale. Licenze e lottizzazioni passavano attraverso una sorta di “cupola”, così come per i Piani Regolatori Generali della Città; tutti gli assessori comunali ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica che si sono succeduto nel tempo, tranne qualche eccezione, sono stati protagonisti nello scempio del territorio.
Era una vera associazione “criminale” finalizzata a far soldi, costituita da uomini della politica eletti e da costruttori senza scrupoli, non tutti per la verità, c’erano anche tanti onesti cittadini, ma questi ultimi sono regolarmente falliti, sia quelli legati alla politica, sia alle costruzioni. E non mancarono tanti fatti criminosi, violenti, legati alla speculazione edilizia, con l’esplosione di bombe, ferimenti, attentati, minacce a uomini della politica, compreso l’intervento nel 1971 della Commissione Nazionale Antimafia presieduta da Francesco Cattanei e a seguito di un’inchiesta sul periodico “L’Eco di Sicilia” a firma di chi scrive. Ci furono tre inchieste separate di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Si scoprì perfettamente e chiaramente come la “cupola” della speculazione edilizia gestiva le costruzioni a più livelli e come i palazzinari pagavano il “pizzo” alla politica; ma tutto finì nel dimenticatoio. E a ben vedere e di primo acchito anche negli ultimi anni la speculazione edilizia si è fatta sentire in maniera copiosa, con interessi diffusi e con tanti soldi in ballo e sempre legati alle costruzioni di palazzi destinati alle civili abitazioni, così come ai centri commerciali e per le quali furono aperti diversi filoni d’indagini e tante denunce, oltre a ricorsi e contro ricorsi. Poi è stata la volta dei villaggi turistici, che per uno che si cancella alla Pillirina, un altro spunta come per incanto a Ognina, ma poi tutto misteriosamente finisce. Ora per la realizzazione del nuovo ospedale di Siracusa i terreni dove il consiglio comunale dovrà sceglierne l’ubicazione sono diventati tre, mentre prima era solo quello in contrada Pizzuta. Anche i diversi porti turistici in programma aspettano la “grazia” con la candela “accesa”.
La differenza sostanziale con la Politica degli imbrogli della capitale Palermo, ai tempi del sindaco Ciancimino, era e rimane la pressione mafiosa, con la vecchia e sperimentata regola della minaccia, della paura del sangue che alla fine scorre copioso, mentre a Siracusa si usano da sempre metodi ispirati al pensiero di Niccolò Machiavelli, con tanti “discepoli” contemporanei ribattezzati con il voto popolare. Oggi la politica locale non riesce ad uscire dal vicolo cieco da dove si è cacciata, anche per le scelte scellerate dell’infame passato politico: strade strette che sembrano budelli e senza marciapiedi, palazzi costruiti in maniera smodata, dove era prevista una strada o una piazza si trova ora un brutto alveare a forma di palazzone con cemento depotenziato e si scopre che tanti terreni erano, allora come ora, di prestanome di uomini politici, e questo quasi in tutte le zone della città, facendo diventare la vita dei cittadini, un inferno sulla terra e negli ultimi posti per la qualità della vita. La città di Siracusa è oggi una “tomba”, in n groviglio di connubi tra grida e sussurra, lucie e ombre, ma anche tanti intrallazzi sottobanco di cui non si conosce ancora la vera entità.
La situazione attuale. È stato il procuratore aggiunto della Repubblica Fabio Scavone ha rispolverare i mille fascicoli dell’abusivismo edilizio in tutto il territorio siracusano. Subito dopo il suo arrivo alla procura aretusea, il magistrato, richiamandosi ai vari accordi di programma tra le procure della Repubblica e i comuni, elencando nelle lettere inviate ai sindaci i criteri di priorità nella massima semplificazione e le condizioni meno onerose, mette in moto un programma di concertazione di azioni e interventi al fine di debellare il fenomeno e coinvolgendo tutti i ventuno comuni del siracusano, già nell’ottobre del 2015; ma sette su ventuno non hanno mai risposto.
Nel capoluogo la maggior parte degli immobili sono individuati nelle zone balneari della Fanusa, Fontane Bianche, Arenella e Ognina, mentre in città la parte più copiosa si registra nella zona della Pizzzuta, villaggio Miano, Carancino, Tremilia e in quasi tutte le periferie della città. Ma sono tante anche le procedure passate in giudicato che, dopo la verifica di accesso a sanatorie e condoni, rimangono in lista per la demolizione. Solo a Siracusa sono 154 le strutture abusive scoperte in procinto di essere abbattute; ma secondo gli uffici competenti i dati non sono aggiornati. Centinaia d’immobili abusivi sono ancora fantasma per le istituzioni. Almeno cinquemila in tutto il territorio della provincia di Siracusa. Nella maggior parte dei casi, le case fantasma si trovano in zone agricole, dove nessuno ha denunciato il reato, ma anche alla vista di tutti i giorni, per la mancanza di un progetto condiviso tra le istituzioni dello Stato. Edifici che sono regolarmente registrati al Catasto, dove i proprietari pagano addirittura le tasse di riferimento Irpef e dintorni, ma fantasma presso gli uffici tecnici dei comuni interessati e senza la licenza del settore urbanistica, e non pagano quindi le tasse comunali, con un doppio danno.
Il dato dei fabbricati identificati si fa più rilevante se si considera l’intero territorio provinciale, dove sono in tutto solo 684 i manufatti abusivi scoperti e che dal 1992 pendono procedure di esecuzione alla demolizione che non si riesce a mettere in pratica. Grave. Siracusa è il settimo comune in Italia ad avere stipulato l’accordo di programma con la Procura, secondo in Sicilia, dopo Catania. Per la Procura della Repubblica di Siracusa i dati non sono per nulla soddisfacenti. I comuni non formalizzano la richiesta dei fondi, e nei bilanci comunali mancano i soldi necessari per abbattere le costruzioni abusive. Mancano le attività di competenza per contrastare il fenomeno. Si registra una condizione di connubi e connivenze diffuse da sempre. Le sentenze passate in giudicato rimangono ferme al palo; e per una quarantina di casi nel capoluogo gli edifici abusivi sono considerati insanabili, dove pende un procedimento di esecuzione alla demolizione, che non si riesce ad attuare per i mille cavilli burocratici, ma anche per i tanti connubi, omissioni e silenzi. Come documenti che spariscono e sanatorie che rimangono in sofferenza per decenni. Funzionari e tecnici che lavorano nelle sezioni dell’Urbanistica o in altri comparti tecnici dei vari comuni, sono a sua volta collaboratori o titolari occulti di studi di progettazione; già nel passato era la norma che chi scopriva l’abuso edilizio era lo stesso che poi provvedeva sanare l’immobile attraverso l’intervento del tecnico progettista amico o socio dell’istruttore interno nel comune interessato.
In totale nella provincia di Siracusa gli immobili da abbattere sono 684, ma il dato non è reale; mancherebbero all’appello quasi quattromila immobili mai scoperti. Il protocollo siglato qualche tempo fa tra il comune di Siracusa e la procura di Siracusa, rientra nell’ambito del progetto di legalità, e si alimenta delle disposizioni del Ministero di Giustizia, attraverso le quali i comuni interessati possono attingere ai fondi per 50 milioni di euro a disposizione degli enti pubblici locali per le anticipazioni necessarie a sostenere i costi relativi per le demolizioni delle opere abusive. Ma anche questa norma è lettera morta. È poco applicata. Non c’è la volontà politica.
Il caso più clamoroso a Siracusa. Un palazzo di quattro piani del tutto “fantasma”, abitato da affittanti che pagano regolarmente la pigione di casa al proprietario, l’acqua e la luce (non la spazzatura), in contrada Pizzuta, dove sul manufatto vige un decreto di sequestro, a cui si è aggiunta la sentenza di condanna definitiva per l’abbattimento mai avvenuta per motivi “burocratici”. Così si dice. Questo è l’emblema dell’abusivismo edilizio nella città di Siracusa, dove pende una sentenza di demolizione emessa dalla Pretura di Siracusa il 9 dicembre 1996, divenuta irrevocabile l’anno successivo. Ma da allora, la situazione è rimasta sospesa e si aspetta il completamento della procedura. Silenzio assoluto. Oltre al danno la beffa per la collettività. Chi vive nelle case abusive non paga la tassa sui rifiuti.
Secondo i dati diffusi dall’ufficio esecuzione della Procura della Repubblica di Siracusa, ci sono un numero non indifferente di edifici abusivi che dovranno essere abbattuti, ma per una serie d’inghippi amministrativi e soprattutto per la mancanza di denaro, continuano a rimanere in piedi. O forse è giusto aggiungere, per motivi di clientelismo politico, connubi e o amicizie tenuti in piedi dalla galoppante corruzione che è, paradossalmente, l’anima della nostra malata democrazia. Il procuratore della Repubblica aggiunto, Fabio Scavone, ha più volte invitato i sindaci dei ventuno comuni siracusani a fornire lo stato di fatto degli uffici tecnici comunali, con il relativo personale in organico e i mezzi di lavoro, necessari per il movimento terra e quindi per eseguire le demolizioni. Lettera morta. Silenzio assoluto. “Il vero problema è chi deve pagare i costi della demolizione – incalza il procuratore Scavone – I comuni possono attingere a fondi della cassa depositi e prestiti grazie ai quali potrebbero procedere all’abbattimento dei manufatti. Successivamente possono pretendere dai proprietari la restituzione delle somme e, qualora quest’operazione non riuscisse, i comuni entrerebbero in possesso dei terreni. Purtroppo, al di là della sezione specializzata operativa in Procura, a nostra disposizione ci sono pochissime unità – ha dichiarato più volte il procuratore aggiunto Fabio Scavone, sulla grave situazione in cui versa il territorio siracusano – Abbiamo in agenda un volume di demolizioni da eseguire, ma le lungaggini burocratiche e i bilanci al verde delle amministrazioni pubbliche non ci consentono di portare a termine i provvedimenti”.
Il costo medio per la demolizione di una costruzione abusiva, compreso lo smaltimento dei rifiuti, è di circa 40 mila euro. Fatti due conti il totale generale si raggiungono somme importanti per le casse dei comuni che sono ormai in perenne rosso, mentre nel totale circa settecento procedure sono state archiviate con sanatorie e intervenute licenze edilizie da parte dei comuni interessati. Ma il carico a cui si riferisce il procuratore Fabio Scavone è per 784 procedure di demolizione di stabili e villette abusive ormai definite ma non eseguibili. Ma ora l’invito ai trasgressori, attraverso i comuni, è di provvedere anzi tempo alla distruzione degli immobili abusivi potendo sicuramente risparmiare sulle spese di demolizioni. Ma la nostra sub cultura in tal senso è destinata a rimanere ancora una volta lettere morta, in barba alla Giustizia e agli interessi della collettività, dove regna, piaccia o no, l’atteggiamento mafioso.
Concetto Alota