Siracusa, estorsore condannato anche in appello
E’ stata riformata in appello la condanna a carico di Maurizio Di Mauro, il 45enne siracusano, ritenuto responsabile del reato di estorsione continuata ai danni di un imprenditore edile siracusano.
La Corte d’Apello di Catania infatti, ha inflitto 4 anni e 5 mesi di reclusione facendo in tal modo uno sconto di pena di un anno e 7 mesi di reclusione rispetto alla prima sentenza emessa dal Gup del tribunale di Catania, Francesca Cercone lo scorso anno.
L’avvocato Junio Celesti, difensore di fiducia dell’imputato, ha chiesto invece l’assoluzione per il suo assistito perchè il Di Mauro avrebbe agito sapendo che il credito fosse legittimo. Il penalista ha ripiegato anche per una richiesta subordinata, chiedendo di qualificare il fatto come esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
I fatti oggetto della contestazione risalgono al periodo compreso tra nvembre 2011 e gennaio 2012. A giocare un ruolo importante nelle indagini, le immagini catturate dagli investigatori dalle telecamere della videosorveglianza mentre picchia l’imprenditore edile Stefano Baio, al fine di costringerlo a dargli il denaro di cui era debitore con l’imprenditore Giovanni Cannata, scomparso lo scorso anno dopo aver patteggiato la pena di due anni di reclusione per usura.
Per gli inquirenti, Di Mauro avrebbe agito con l’aggravante di essere un presunto esponente del clan Santa Panagia, come affermato anche dal collaboratore di Giustizia, Davide Vinci, che di quel gruppo è stato per qualche tempo il reggente esterno. “Ciriveddu”, come viene inteso Di Mauro, ha ammesso sostanzialente gli addebiti, anche se ha trovato delle giustificazioni per spiegare la ragione che lo inducevano ad aggredire la vittima. L’imputato ha sempre dichiarato infatti che, siccome l’usuraio doveva ancora dargli del denaro a fronte dei lavori edili che gli aveva chiesto, essendo il Cannata creditore di ingenti somme di denaro nei confronti dell’impenditore, poiché quest’ultimo non onorava gli impegni, avrebbe scaricato la sua rabbia contro il Baio anche perché versava in un gravissimo stato di indigenza. Maurizio Di Mauro, arrestato nel febbraio 2013 per estorsione e lesioni personali, con l’aggravante dell’articolo 7 per avere minacciato l’imprenditore che lo avrebbe ucciso in quanto lui era un appartenente al clan mafioso Santa Panagia.