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Siracusa. Gestione servizio idrico: privata o pubblica e le speranze nell’onestà politica

I comuni della Provincia di Siracusa finalmente decidono all’unisono di passare alla gestione pubblica dell’acqua e la contestuale sistemazione della rete idrica e fognaria colabrodo dei comuni della provincia, che sono ridotte davvero male, tranne qualche eccezione, tutto il resto è in una situazione davvero grave. Ancor più grave è la mancanza dei depuratori dei reflui fognari in diversi comuni. Infatti, i Sindaci della Provincia di Siracusa, riuniti nei giorni scorsi in assemblea Ati per scegliere (e ritornare) la forma di gestione del servizio idrico-integrato, si sono espressi all’unanimità per la gestione interamente pubblica. Si tratta di una scelta in linea con gli indirizzi di legge e con l’esito del referendum di un risultato che, da un lato conferma l’uniformità e trasversalità di vedute dei Sindaci della Provincia, dall’altro dà l’avvio ad una vera e propria rivoluzione in termini di gestione per il futuro.

L’assemblea, tenutasi in video conferenza, si è svolta in un clima di confronto e condivisione, alla presenza del commissario regionale per l’aggiornamento del piano d’ambito Giorgio Azzarello, dei Sindaci e rappresentanti dei Comuni di Augusta, Avola, Buccheri, Buscemi, Canicattìni Bagni, Carlentini, Cassaro, Ferla, Floridia, Noto, Palazzolo Acreide, Portopalo, Priolo Gargallo, Rosolini, Siracusa, Solarino, e, in qualità di uditori, di due rappresentanti del Forum siciliano delle associazioni per l’acqua e i beni comuni, che aveva fatto richiesta di partecipazione.

Già in passato si parlò d’intervenire con investimenti per potenziare gli acquedotti colabrodo dei diversi comuni, in cui nella tubazione insistono delle falle che nel passato furono quantificate in una percentuale abbastanza importante mediamente intorno al 40%. E su questo sono tutti d’accordo. Le divergenze, che spesso finiscono in veri e propri scontri, nascono quando si deve decidere come uscire dallo stallo. Da una parte ci sono i gestori privati che chiedono più soldi per fare investimenti, denaro che arriva dall’aumento delle bollette dell’acqua, dall’altra ci sono le associazioni che difendono i consumatori secondo cui le tariffesono già troppo alte a fronte di un servizio pessimo se non addirittura a tratti pericoloso per la salute.

Il ritorno all’acqua pubblica ha sempre trovato nella politica corrotta, specie in Sicilia, ostacoli in mille cavilli che riportano interessi di società private che incassano bollette esose, ma non hanno l’obbligo d’investimenti.

In particolare c’è chi sostiene che per risollevare l’intero comparto, l’unica soluzione è una politica tariffaria e di alzare il prezzo dell’acqua per i cittadini e adeguarlo a quel medio europeo, che sarebbe più alto; quindi a pagare sarà sempre “Pantalone”. Non è giusto che siano i consumatori a pagare i miliardi d’investimenti del fabbisogno necessario per rimetter in ordine la rete idrica e fognaria; ci sono città che arrivano a far pagare ai cittadini inermi, senza alcuna valida difesa da parte della politica che si schiera quasi sempre con gli speculatori, cifre sproporzionate per un servizio che non è loro offerto, per un’acqua non potabile, oppure ancora peggio pagano per una depurazione che non è effettuata. Senza contare che queste maggiori risorse, alla fine, non equivalgono a investimenti necessari e utili, ma andranno a nutrire ulteriormente l’inefficienza della spartizione politica di un sottogoverno fatto di poltrone inutili e incarichi milionari per portare solo voti al “capo bastone”. La corruzione è l’anima della democrazia rappresentativa, di politici sempre assatanati di denaro e di potere, in connubio con uomini che sono collocati ad hoc dagli stessi schemi delle nomine politiche, ingrossando ulteriormente le fila del clientelismo politico, in un modo o in altro.

L’obiettivo principe dell’acqua pubblica è quello di permettere ai cittadini, esseri umani e non animali, di continuare a berelavarsi, cucinare anche in caso di morosità per i meno ambienti: l’acqua è la fonte della vita. Per il ritorno alla municipalizzazione del servizio idrico si intende il ritorno dei servizi pubblici dalla fornitura da parte dei privati a quella pubblica. Il passaggio dalla gestione privata dei servizi pubblici nelle sue varie forme, gestione e controllo democratico.

Il doppio fallimento Sai 8 (prima nella gestione e poi nella bancarotta fraudolenta lasciando gli impianti mal ridotti e mal funzionanti) è costato davvero caro alle tasche dei siracusani.

La memoria collettiva nel ricordo del crac della Sai8, la società che gestiva il servizio idrico integrato a Siracusa, il pm Andrea Palmieri ha chiesto è ottenuto il rinvio a giudizio, sostenendo esservi il reato di bancarotta per distrazione, i quattro avrebbero distratto i beni della Sai8 in favore di società controllanti e collegate con l’adozione di misure e negozi giuridici anti economici. Avrebbero effettuato pagamenti preferenziali per le prestazioni di due noti legali per un ammontare di circa 2 milioni e mezzo di euro e nei confronti di tre società per circa 13 milioni di euro. Oltre a danneggiare i creditori, avrebbero aggravato il dissesto societario dal 2010 fino al fallimento.

La Sai8 era diventata (o forse nata) da polmone di compensazione per i traffici della politica; una sorta di carrozzone in cui caricare affari, accordi e clientelismo. Infatti, non mancarono i connubi a ventaglio tra gli imprenditori e i politicanti. Alla fine tutto è finito in tribunale, ma a pagare sono stati sempre i cittadini sfruttati e delusi da una politica corrotta e incapace. Speriamo che il fallimento della politica e la beffa per i cittadini residenti, non si ripeta con la nuova gestione del nuovo servizio idrico a gestione pubblica.

Concetto Alota

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