Siracusa, gli infermieri chiedono all’Asp 8 l’adeguamento di dotazioni organiche
L’ Ordine delle Professioni infermieristiche di Siracusa avverte l’obbligo di contribuire all’organizzazione e gestione del sistema sanitario provinciale in questo momento di emergenza, avanzando proposte dirette non solo al superamento della fase di lockdown, ma destinate anche ad incidere ben oltre questa fase critica, al fine di garantire le migliori cure e assistenza possibili alla popolazione del territorio”. Inizia così un lungo e articolato documento a firma del presidente dell’Ordine degli infermieri di Siracusa, Nuccio Zappulla. Qui di seguito la nota dell’Ordine degli infermieri.
Nonostante gli infermieri rappresentiamo la professione sanitaria maggioritaria, con competenze uniche e insostituibili, purtroppo manca a tutti i livelli organizzativi, intra ed extraospedalieri, il diretto coinvolgimento di questo professionista nella regia decisionale.
In ottemperanza alla propria mission e con innegabile spirito collaborativo si evidenziano le seguenti criticità:
– Immediato adeguamento delle dotazioni organiche, con superamento del criterio dei minimi assistenziali, verso un più autentico criterio di assistenza adeguata rispetto alla complessità assistenziale, anche nel post emergenza. Pesa la mancata istituzione del servizio infermieristico, perno dello sviluppo organizzativo e professionale, con l’obiettivo di garantire un’assistenza personalizzata e di qualità agli utenti.
prestazioni assistenziali
standard richiesti, rapporto infermieri pazienti nei reparti Covid, non
– Inserimento nella dotazione organica della figura dell’infermiere pediatrico per ampliare le dotazioni organiche delle terapie intensive neonatali e ovunque si debbano assistere utenti in età pediatrica.
- – Inserimento di personale amministrativo nelle corsie ospedaliere a supporto dell’attività sanitaria burocratica per non distogliere gli infermieri dalle proprie attività assistenziali.
- – Incremento del personale amministrativo per velocizzare le attività burocratiche di comunicazione positività pazienti e comunicazione referti tamponi: ci giungono numerose segnalazioni da parte dei cittadini che faticano a mettersi in comunicazione telefonica con i call center, e aspettano giorni per avere comunicazione in merito all’esito del tampone eseguito.
- – Assistenza domiciliare – Infermiere di famiglia. L’emergenza ha dimostrato che non è possibile prescindere da una competenza sanitaria di tipo assistenziale per prendere in carico gli assistiti al proprio domicilio. Va inoltre sottolineata l’importanza dell’implementazione delle risorse professionali del territorio, che risulta essere una strategia di ancor più vitale importanza nel momento in cui un’emergenza sanitaria di tale entità richiede la necessità di avere a disposizione posti letto nei Presidi Ospedalieri per i pazienti critici o che richiedono ospedalizzazione improcrastinabile, fornendo quindi adeguate e tempestive cure al domicilio ai pazienti con già note patologie croniche.
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– Controlli mediante test sierologici e tamponi dello stato di salute del personale sanitario e degli
assistiti, come misure indilazionabili per il contenimento del contagio e propedeutiche alla
velocizzazione del superamento della fase di lockdown.
Organizzazione delle postazioni all’interno dei comuni che possano effettuare (in giorni ed orari specifici) screening di tamponi alla popolazione su base volontaria e senza prenotazione. - – Contact Tracing (tracciamento dei contatti): Ad oggi il Dipartimento di Prevenzione Medico non ritiene necessario né uno screening dei soggetti conviventi di un paziente positivo al Covid19, né dei contatti stretti di esso e dei familiari, riducendo la definizione di “contatti stretti” definita dal Ministero della Salute (cfr. www.salute.gov.it) ai soli conviventi nella stessa abitazione. I soggetti conviventi asintomatici vengono isolati senza indagare sulla loro reale negatività. Si è verificato in diversi casi la grave omissione del tracciamento di contatti stretti (colleghi di lavoro, parenti che frequentano abitualmente il domicilio) anche laddove venivano esplicitamente comunicati dall’utente già risultato positivo con test diagnostico di tampone molecolare. Il Dipartimento di Prevenzione non ritiene necessario il tracciamento di bambini di età scolare (scuola materna e asili nido) sostenendo che la lieve sintomatologia o la totale asintomaticità dei bambini di quella fascia di età, non costituisce motivo di preoccupazione per la loro condizione. Non vengono effettuati tamponi a bambini che frequentano asili nido o scuole materne anche in caso di conclamata positività di uno dei genitori. Questo atteggiamento denota assoluta inadeguatezza a svolgere il ruolo intrinseco di un Dipartimento deputato alla prevenzione e, soprattutto, rischia di permettere che soggetti potenzialmente contagiati e asintomatici generino veri e propri focolai di contagio (si pensi ad una classe di scuola materna). Si ritiene necessario effettuare screening di adulti e bambini (senza distinzione di età) nei posti a maggior rischio di contagio: scuole materne/asili nido, uffici pubblici, centri commerciali, supermercati, giacché si sta già procedendo ad uno screening settimanale di studenti e docenti degli istituti superiori attualmente impegnati nella didattica a distanza già da fine ottobre. È ormai un dato scientifico noto a tutti che attuare strategie per ridurre il rischio di contagio e tracciare eventuali contagi qualora questo rischio non si riesca ad evitare, sono due misure essenziali per contenere l’epidemia
- – Fabbisogno infermieristico e ripristino corso di laurea in infermieristica a Siracusa. Tutti i decisori politici sono coinvolti in questa problematica. Le regioni del nord si stanno accaparrando gli
infermieri, formati al sud, perché propongono contratti triennali rispetto ai nostri (alcune volte mensili). Il fabbisogno di competenza regionale di concerto con le università continua ad essere sottostimato. L’ASP di Siracusa per assumere 20 infermieri ha inviato mille pec, gli infermieri reclutati con contratti a scadenza hanno lasciato le strutture private accreditate; le stesse residenze per anziani e i laboratori di analisi hanno enormi difficoltà a reperire personale infermieristico a norma di legge. E’ necessario che si abbia una vision lungimirante e che ci si adoperi concretamente per il ripristino del corso di laurea in infermieristica nella provincia di Siracusa. Esistono soluzioni immediate ed attuabili.
- – Posti letto Terapia Intensiva Covid: nonostante si sia parlato in questi mesi dell’incremento del numero di posti letto di Terapia intensiva destinati ad i pazienti Covid della provincia, a distanza di quasi nove mesi dall’inizio dell’emergenza i posti attualmente attivi restano solo OTTO su tutto il territorio provinciale e ad oggi quasi totalmente occupati.
- – Training, Affiancamento e formazione. In particolar modo è necessario sfruttare i periodi di calma della pandemia per prepararsi al meglio in termini anche di risorse umane. Un posto letto di terapia intensiva non si forma solo con un ventilatore, un aspiratore, un monitor multi parametrico. Un posto letto di terapia intensiva (o semi intensiva) ha necessariamente bisogno di un Infermiere esperto o comunque di un infermiere che ha almeno qualche mese di training alle spalle. Non si può pensare di inserire “dal nulla” Infermieri in un setting complicato che necessita di un mix di competenze per le quali occorrono anni di studio ed esperienza.
- – Alle OO SS si esprime la nostra vicinanza per l’impegno che stanno profondendo per garantire tangibili incentivi economici per gli infermieri, con particolare riguardo ai colleghi maggiormente esposti al rischio infettivo, che non siamo un semplice obolo elargito una tantum. L’inadeguatezza nel gestire l’emergenza Covid 19, il ritardo nella tempestività delle comunicazioni con gli utenti, la difficoltà a processare velocemente un numero più elevato di tamponi sono criticità assolutamente prevedibili non più giustificabili dal fatto che questo fenomeno ci sta prendendo di sorpresa, evidenziando piuttosto gravi omissioni e superficialità da parte degli organi territoriali ed ospedalieri deputati all’attuazione di strategie a tutela della salute pubblica.