Siracusa, impressionante escalation “Veleni in Procura2”: salgono a 12 gli indagati a Messina
Sarebbero arrivati a circa dodici gli indagati iscritti a modelli 21 (persone note) della Procura della Repubblica di Messina che sta indagando a fondo sui vecchi e i nuovi veleni, scaturiti alla procura di Siracusa già qualche anno fa, e ora finiti ancora una volta sui tavoli dei pm messinesi. Coinvolti a vario titolo, ci sono magistrati, giudici, imprenditori, dirigenti pubblici, politici, giornalisti, avvocati, faccendieri e portaborse. Quello che sta succedendo al palazzo di giustizia di Siracusa è una ripetizione di un pezzo di storia ancora tutto da riscrivere. Le verità cambiano al passar delle ore. Da Siracusa a Palermo, ancora Messina, poi Roma e Milano. L’impressionante escalation con cui si stanno evolvendo i fatti messi sulla bilancia della Giustizia costituisce un clamoroso atto d’accusa non soltanto contro i colleghi magistrati, ma nei confronti dell’intera classe politica, giudiziaria, imprenditoriale e sociale siracusana. Sulla bilancia la sanzione del trasferimento d’ufficio per diversi togati, la più grave, per almeno tre di questi magistrati, ha finito per essere una punizione per tutti.
La premessa della cronaca aspira a chiarire che la Prima Commissione del Csm non arriva al Palazzo di Giustizia di Siracusa solo per il Pm Giancarlo Longo, come appare di primo acchito ascoltando i tamburi di guerra che suonano ormai notte e giorno, ma per una lunga serie di esposti e denunce ben articolate nel tempo trascorso in mezzo ai veleni.
I nuovi veleni in Procura stavolta non convincono del tutto la pubblica opinione, e mentre i fatti si raccontano con paginate d’inchiostro, confondono le idee e verità e non s’intravvedono spiragli di chiarezza con tanto fumo negli occhi, calunnie e notizie false con la rettifica l’indomani. Il tutto è rimescolato in un brodo non del tutto conosciuto dalla maggioranza dei cittadini che da almeno dieci anni ribolle e dove ognuno vuole identificarsi come chi ha spedito per primo l’esposto-denuncia (arrivati a circa diciotto nel totale).
Già, per la cronaca, altre volte ci sono state denunce contro magistrati e giudici siracusani. Anche il procuratore generale Scalia ha definito a caldo una vicenda insidiosa quella del palazzo di giustizia di Siracusa. “…per tutte le vicende elencate a lungo, ci sono degli accertamenti di spessore e perciò ci vogliono tempi lunghi. Le indagini sono complesse, e talora necessitano di perizie impegnative. Ma chi adombra sospetti e persecuzioni da parte di qualche magistrato sbaglia”.
Da Messina investigatori e inquirenti hanno alzato il muro dell’assoluto silenzio, anche se nei giorni scorsi sarebbero state sentite diverse persone informate dei fatti. In gioco ci sono enormi interessi: nel comparto industriale, nel traffico dei rifiuti pericolosi, nelle cento discariche velenose e per quelli solidi urbani, nella gestione dell’acqua, nei risarcimenti milionari, nei lavori pubblici e tutto il resto che conosciamo molto bene. Un territorio da oltre mezzo secolo interessato ai connubi tra la politica e i poteri forti a ventaglio e che ancora una volta subisce i contraccolpi della guerra tra diversi gruppi di potere. Entrano nella logica investigativa anche le amministrative che terminano stasera, con intrecci e riferimenti proprio su interessi delle tematiche industriali, in particolare sulle discariche dei rifiuti velenosi e i dintorni, con il coinvolgimento diretto di uomini della politica, funzionari e dirigenti, nel “cerchio magico” del polo petrolchimico siracusano.
La storia ci riporta indietro con il fascicolo “attacco alla Procura di Siracusa”, dopo i vecchi veleni alla stessa Procura. In un voluminoso fascicolo c’è la storia di una parte della politica siracusana che fu attaccata dalla Procura della Repubblica con la richiesta di arresti e di rinvii a giudizio. Facevano il loro dovere. Ma la politica e dintorni a sua volta reagì con un attacco, forse sproporzionato (ma legittimo sul piano giuridico – volevano solamente dimostrare la propria innocenza), coinvolgendo il Parlamento italiano, Camera e Senato, la Commissione Antimafia, il ministro della Giustizia, il Csm e tante istituzioni dello Stato. Quel processo non è mai partito. Fascicolo che giaceva fino a qualche mese fa presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, dopo essere transitato per quella di Messina per legittimità territoriale. Ma ora sembrerebbe che una parte di quel fascicolo che vede sotto accusa quattro giornalisti siracusani e due politici di vecchia data, nato forse da uno stralcio di quell’inchiesta messa in piedi dai Pm Ugo Rossi e Maurizio Musco, dove a vario titolo ci sarebbero stati invischiati una dozzina di persone e oltre cento personaggi chiamati in causa e appartenenti a diversi ambienti della vita pubblica italiana, abbia ripreso in parte a galoppare.
Concetto Alota
Mi domando ma come mai la stampa nazionale non da notizia? Si spera di limitare la diffusione della notizia?