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Siracusa, per l’omicidio del 93enne Liottasio disposta la perizia psichiatrica degli imputati

Perizia psichiatrica per i due imputati dell’omicidio di  Sebastiano Liottasio, il 93enne priolese, trovato morto il 23 marzo dai congiunti, che si erano recati nella sua abitazione, preoccupati perché non apriva la porta. Il gup del tribunale di Siracusa, Andrea Migneco, ha disposto la perizia, affidando l’incarico a un consulente, fissando al 4 aprile la nuova udienza nella quale depositare l’esito della periziam psichiatrica.
Il Gup del tribunale di Siracusa ha accolto una specifica richiesta avanzata dai legali di Angelo Sferrazzo di 42 anni, difeso dall’avvocato Giambattista Rizza, che dal mese di settembre si trova detenuto nel carcere di Rebibbia a Roma, e Francesco Garofalo di 26 anni, difeso dall’avvocato Domenico Mignosa. Il consulente dovrà verificare le capacità di intendere e di volere di Garofalo. Nel caso di Sferrazzo, invece, dovrà valutare se esistano malattie tali da comportare una perizia psichiatrica. La difesa di Sferrazzo si fa forte di un certificato rilasciato dal medico curante con cui gli è stato prescritto un farmaco calmante che l’uomo ha preso cinque giorni prima di fare irruzione nell’abitazione della vittima. La difesa, quindi, ha chiesto se quel farmaco avrebbe potuto incidere sulle capacità di intendere e di volere dell’imputato.
L’ufficio del Pubblico ministero è rappresentato dal sostituto procuratore Margherita Brianese, che ha coordinato le indagini, portate a termine dagli agenti della squadra mobile insieme con quelli del commissariato di Priolo. Il fatto di sangue è avvenuto intorno all’una della notte. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due avevano preso di mira l’abitazione del 93enne in via Gargallo. Mentre Sferrazzo è rimasto fuori a fungere da palo, Garofalo, dal fisico asciutto e atletico, è penetrato all’interno dell’appartamento, sito al pianterreno, attraverso una finestra laterale.
L’interrogativo su cosa sia accaduto dentro quella casa non è stato ancora stabilito con certezza. Ma una ricostruzione dei fatti lascia intendere una dinamica verosimile: l’intento dei due indagati era quello di mettere a segno un furto, approfittando dell’oscurità e fidando che l’inquilino dentro casa in quel momento stesse dormendo. Ma la tempra dell’anziano, che era sveglio e ha tentato di reagire agli aggressori ha fatto la differenza cambiando il destino dei tre.

C.A.

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