L'Opinione

Siracusa. Operazione “Algeri”: il reddito di cittadinanza per comprare droga e rivenderla 

L’opinione – Concetto Alota


Dietro le quinte dell’operazione antidroga denominata “Algeri”, portata a termine dai carabinieri di Siracusa qualche giorno fa con copiosi arresti, si svela e si conferma la vecchia piaga della politica del clientelismo, a conferma delle promesse elettorali; andazzo che, per la verità, hanno da sempre messo in campo tutti gli esecutivi dei governi a più livelli che si sono avvicendati nel tempo. La differenza che questa stavolta il denaro elargito sotto la definizione “reddito di cittadinanza”, secondo gli inquirenti sarebbe servito per comprare droga per rivenderla con un guadagno difficile davvero da quantificare. La quota mensile del reddito di cittadinanza sarebbe stata investita per comprare stupefacenti da rivendere nella piazza di spaccio. La norme in merito escludono dalla possibilità di richiedere il reddito di cittadinanza alle persone che abbiano precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata.

Un guadagno assicurato con gli interessi utilizzando soldi pubblici. Inoltre, gli autori dell’atto illegale, per poter portare a conclusione l’appropriazione indebita, secondo le indagini della magistratura, avrebbero attuato un piano di menzogne e false dichiarazioni, compreso il filone civile giuridico della separazione. Moglie e marito si sarebbero solo in teoria, separati.

Il bancomat così conquistato avrebbe fatto da garante per l’acquisto degli stupefacenti.

La Corte dei conti ha condannato il reddito di cittadinanza senza se e senza ma. “Dai dati degli uffici di controllo risultano essere state accolte circa 1milione di domande, a fronte di quasi due milioni e mezzo circa di richieste, delle quali, secondo l’elaborazione, soltanto il 2 per cento ha poi dato luogo a un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego”. È quanto ha dichiarato nella sua requisitoria del 2020 sul Rendiconto generale dello stato il Procuratore generale Fausta Di Grazia. Solo il 2 per cento, sempre secondo la Corte dei conti, ha trovato un posto di lavoro grazie ai navigator. Una quota irrisoria rispetto alle proiezioni.

Anche la seconda fase tanto reclamizzata dal governo, non è mai partita. I tremila navigator, sono gli unici che hanno trovato un lavoro grazie al reddito di cittadinanza dopo mesi di formazione. Per un lungo periodo i percettori sono stati convocati a sottoscrivere le convenzioni per il lavoro promesso e mai conquistato. Quante persone abbiano trovato davvero un lavoro dopo aver seguito tutta la trafila, non è stato mai svelato. I dati non sarebbero stati forniti. La Corte dei conti in sostanza conferma semplicemente che il reddito di cittadinanza è stato un fallimento; non ha trovato lavoro neppure il due per cento dei richedenti. E questa è la cronaca di una politica che cambia gli uomini, ma non le abitudini, i difetti e i vizi.

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