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Siracusa. I “poteri forti” e gli interessi dei siracusani: l’allarme di Alessio Lo Giudice conferma la crisi istituzionale

La classe dirigente politica siracusana appare ormai perennemente disorientata. Senza riferimenti logici. Annullata dai problemi causati dall’inefficienza e dalla corruzione politica in cui si è infilata senza colpa e senza peccato, almeno apparentemente. E senza troppe illusioni il futuro politico, economico e sociale del territorio siracusano si presenta peggiore rispetto all’attuale se non si corre ai ripari.

Tuttavia, il senso di solitudine politico e di allarme istituzionale lanciato da Alessio Lo Giudice, è da tenere da conto in una riflessione profonda e un “mea culpa” da parte delle fazioni politiche che hanno governato il Vermexio, senza reagire nei dovuti modi e al momento giusto, aspettando troppo tempo prima di ribellarsi come hanno fatto in un secondo momento. Perché oggi, molto più che nel passato, anche di recente i cittadini si sentono abbandonati da un direttorio politico mescolato e attaccato alle poltrone peggio della Prima Repubblica. Di fronte alle istituzioni e alla politica del rigore, il vigore e la passione dimostrata appare di poco conto, rispetto al dovuto netto e a quello necessario per contrastare l’attacco arrivato da più fronti prima di capire che si trattava di una guerra vera invece di una semplice e normale battaglia. Ma anche per il lavoro svolto verso la comunità che si amministra, gli attacchi d’ordine giudiziario sono stati di livello delinquenziale molto alto. Ma questa partita si sta giocando nelle istituzioni di autogoverno dei togati e sarà certamente risolutoria nei confronti di magistrati e giudici per ora solo incolpati. Quasi impossibile resistere per la diffusione degli interessi che sono venuti a galla un tantino alla volta. Il gigante cattivo contro tanta brava gente, libera onesta e democratica,
D’altra parte, i siracusani si sentono sempre più lontani dalla politica, così come dal Pd. E Lo Giudice sostiene giustamente che “il Partito Democratico non può e non deve sostituirsi agli organi chiamati ad accertare l’andamento di complesse vicende”. Questo non può e non deve significare di non aver parte attiva nella complessa questione che ha coinvolto pericolosamente tutti i partiti nel quadro istituzionale, liste civiche compresi. E il continuo cambio di casacca oggi più che mai appare come un mercato delle vacche e non un dettame democratico della politica che si definisce tale. È la regola della democrazia parlamentare che rappresenta chi ha eletto gli amministratori, nel nostro caso.

Non si può aspettare supinamente un colpo di Stato portato avanti dai poteri forti e rassegnarsi alle buone maniere della democrazia senza capirne il perché. Lottare è vincere, arrendersi è morire. Ormai non si stima più nessuno. Una conferma del clima di sfiducia che mette apertamente in discussione la democrazia rappresentativa locale è palese. Interpretata, in primo luogo, proprio dai partiti, movimenti e cespugli che a Siracusa sono ormai troppi e tutti in confusione. Ma, al di là della mera ridicola polemica (frutto di una sub-cultura che ci rende schiavi di noi stessi), colpisce la velocità con cui sta crescendo la sfiducia verso i soggetti politici e le istituzioni locali, regionali e nazionali. Insomma, il Pd siracusano, maggioranza relativa fino alla prossima prova contraria, deve farsi carico di riportare l’ago della bilancia in primo piano per la risoluzione dei problemi dei cittadini tutti, segnando una linea di demarcazione tra il passato e il presente, per costruire un futuro certo e migliore di quello che si prospetta dopo gli attacchi dei poteri forti al portafoglio dei siracusani onesti, che, fortunatamente, sono ancora tanti.

Concetto Alota

 

 

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