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Siracusa. Processo per droga, collaboratore di giustizia ai giudici: per ogni membro del gruppo una paga tra i 300 e i 500 euro a settimana

Secondo il collaboratore di giustizia Alessandro D’Agata a Siracusa il traffico degli stupefacenti a favore dell’organizzazione malavitosa operante nella zona della cosiddetta Tonnara di Santa Panagia formava un introito fra i 3mila e i 5mila euro la settimana. Non ci sono quindi i guadagni da favola raccontati finora. Si sfata così lo stereotipo collettivo della ricchezza, del lusso in cui vivono gli spacciatori di stupefacenti. Anche se rimane un settore in cui il guadagno è facile, non ci sono per i picciotti nel commercio illegale della droga introiti per decine di migliaia di euro, ma stipendi nella norma. L’Eldorado rimane per i boss, per i cosiddetti “grossisti”, per i clan organizzati che comprano nelle zone di produzione a poco e rivendono cento volte di più. L’affare è nelle grosse quantità e non per chi spaccia nei quartieri per guadagnarsi la paga della giornata.

D’Agata, che ha deciso di collaborare con i magistrati della Dda di Catania subito dopo essere stato coinvolto nella retata eseguita dai carabinieri, ha sostanzialmente ridimensionato l’ipotesi degli investigatori rispetto alla resa del mercato siracusano della tossicodipendenza per i gruppi di spaccio, calcolato in alcune migliaia di euro al giorno con punte fino di decine di migliaia di euro durante il fine settimana.

In uno degli ultimi rapporti della Dia i clan siracusani sono in ottimi rapporti con le ‘ndrine calabresi e con la mafia catanese, soprattutto nel settore del traffico della droga. Un meccanismo ben consolidato con il placet dei boss di Catania, oltre allo scambio in affari e favori funzionali agli equilibri in tutto il territorio della Sicilia Orientale, oltre a quelli economici.

Siracusa vanta diverse piazze di spaccio; nelle indagini una tra le più attive quella individuata con l’inchiesta sul traffico degli stupefacenti nelle diverse piazze di spaccio, nel territorio siracusano, portata a termine dagli inquirenti nella zona della cosiddetta Tonnara di Santa Panagia e il gruppo che la controllava poteva contare su una capillare rete di piccoli spacciatori al dettaglio in lungo e in largo. Sono queste alcune delle informazioni confermate in aula dal collaboratore di giustizia Alessandro D’Agata, contestualmente imputato, al processo scaturito dall’omonima operazione antidroga, in corso di svolgimento davanti al tribunale penale (presidente, Giuseppina Storaci; a latere, Nicoletta Rusconi e Alfredo Spitaleri).

D’Agata ha riferito che a ogni componente del gruppo veniva corrisposta la paga settimanale che oscillava tra i 300 e i 500 euro. Il collaboratore di giustizia ha anche precisato che il fornitore della cocaina al gruppo capeggiato da Danilo Briante fosse Luigi Cavarra, divenuto collaboratore di giustizia e poi venuto a mancare nella località riservata dove era protetto dallo Stato. Nella conduzione del gruppo, Briante si sarebbe avvalso della collaborazione di Antonio Rizza oltre che di una schiera di persone, tra le quali anche lo stesso D’Agata, che si occupavano della vendita di dosi di cocaina ai numerosi assuntori che si recavano nella zona della Tonnara per rifornirsi dello stupefacente. Esaminato dal pm Alessandro La Rosa, il collaboratore di giustizia ha, quindi, confermato che gli 11 imputati al processo “Tonnara” farebbero parte del gruppo dedito allo spaccio di cocaina. Dopo il contro esame degli avvocati Licinio La Terra Albanelli, Junio Celesti, Francesco Villardita, Giorgio D’Angelo, il processo è stato rinviato all’udienza del 17 ottobre.

Il traffico della droga nel territorio siracusano si trova tra i primi posti in Sicilia. Tanti i consumatori di conseguenza parecchi gli spacciatori, come numerosi sono ormai i corrieri di stupefacenti sul campo che sono stati arrestati mentre trasportano la droga in macchina quasi ogni giorno. Gli investigatori sono certi che nel territorio siracusano circolino grosse somme di denaro destinati al traffico della droga con la copertura d’insospettabili imprenditori che preferiscono investire sul traffico degli stupefacenti: il rischio è grosso ma anche i guadagni sono ingenti; soldi investiti a sua volta attraverso prestanome in attività commerciali e artigianali, così come in acquisti di case, capannoni e terreni. Ma il lavoro delle forze dell’ordine si fa sempre più sottile, con ricerche mirate e allineate ai sistemi della malavita organizzata.

Gli arresti per il traffico della droga a Siracusa sono solamente un piccolo granello di sabbia nel grande universo degli stupefacenti. La droga sequestrata è appena il 10/20%. Nei fatti pratici, è stata sgominata solo una parte delle tante organizzazioni di grossisti e fornitori presenti nel territorio siracusano. I pusher in tutta la provincia si sono raddoppiati così come le squadre che in tutti i comuni della provincia si occupano della vendita al dettaglio della droga.

Ingente il sequestro di droghe registrato con un sistema in cui a essere arrestati sono sempre incensurati, tranne che per il clan cosiddetto della Borgata azzerato in un’operazione di qualche anno fa; segno che l’apparato funziona a compartimenti stagni, e non è un caso che il punto d’appuntamento si trova “registrato” lungo l’arteria autostradale all’altezza dello svincolo tra Siracusa nord, Floridia e Priolo. Infatti, è Floridia, oltre che Lentini e Noto, dove si è registrato il maggior interesse all’ingrosso della droga, finanche con diversi omicidi da parte dei clan che si sono succeduti nel passato nel controllo del traffico e si sono affrontati in una guerra feroce e collegata direttamente al traffico della droga; A Siracusa e provincia gli interessi per gli stupefacenti hanno un punto di forza economico non indifferente, dove a investire milioni di euro, sono da sempre gli usurai, o strozzini che dir si voglia, che agguantano ogni affare, anche sporco, dove poter lucrare dopo la crisi economica dell’economia, come una sorta di “borsino”.

I risultati che i magistrati inquirenti della Dda di Reggio Calabria riportano nei verbali e nei decreti, parlando di “traffici illeciti, dove trovano riscontro nei rapporti allacciati con esponenti della realtà criminale siciliana”. Molti sono stati nel passato i corrieri siracusani arrestati nel territorio di Messina provenienti dalla Calabria da parte di polizia e carabinieri con i rispettivi gruppi operativi antidroga in servizio a Siracusa, in collaborazione con i colleghi messinesi e calabresi.

È il porto di Gioia Tauro, dove arrivavano nel passato le tonnellate di droghe dentro i containers a bordo delle navi in transito; ma ora i trafficanti hanno cambiato porto di arrivo. I dati dell’Antidroga parlano chiaro: in un anno la quantità di sostanze sequestrate è aumentata di oltre il 50 per cento, soprattutto a causa di quelle sintetiche. E i cartelli criminali, sempre più potenti e aprono nuove rotte, con oltre novantamila chilogrammi di droghe sequestrati ogni anno con un più 49 per cento rispetto al passato, e oltre trentamila persone segnalate all’Autorità giudiziaria e con oltre 30mila operazioni antidroga. I dati della Direzione centrale per i servizi Antidroga del Viminale fotografano l’Italia come uno dei poli principali della droga, per il consumo e soprattutto per il transito. Un paese in cui le organizzazioni criminali continuano a operare e a fare affari. E Siracusa è un buon terminal che fornisce diversi comuni del territorio siracusano e ragusano, così come l’Isola di Malta e a volte anche i paesi del Magreb.

C.A.

 

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