Siracusa, riaperta la scuola di archeologia
Lezioni al via dal 7 febbraio. Il rettore Francesco Priolo: “Residenzialità e summer school internazionali, vogliamo che Ortigia diventi come Erice”
«Dal prossimo 7 febbraio riprenderanno a pieno regime le attività della Scuola di Archeologia di Siracusa ma la prestigiosa sede di Palazzo Chiaramonte potrà in un prossimo futuro ospitare anche scuole di formazione internazionale di altissimo livello, accogliendo in modalità residenziale studenti e ricercatori da tutto il mondo: vogliamo che Ortigia diventi la Erice della Sicilia orientale». Unict non lascia ma raddoppia, secondo il rettore Francesco Priolo, che ieri sera ha consegnato i diplomi agli allievi che hanno superato gli esami finali della Scuola di specializzazione aretusea nel corso di una cerimonia che si è tenuta nel salone di Palazzo Vermexio, su invito del Comune.
«L’Ateneo intende continuare ad investire in questa città – ha ribadito il rettore, rivolgendosi all’assessore alla Cultura Fabio Granata e alle altre autorità presenti, prima di tagliare il nastro della ristrutturata sede di Archeologia -. Entro settembre inaugureremo Palazzo Impellizzeri di via Maestranza, che ospiterà il corso in Promozione del patrimonio culturale. A giugno cominceranno finalmente i lavori per il ripristino della Caserma Abela, sede del corso di Architettura. Abbiamo stanziato 10 milioni di euro per mettere a nuovo le nostre sedi, anche con fondi Pnrr, procedendo a tappe forzate. E stiamo pensando di allargare ulteriormente la nostra offerta, soprattutto in chiave internazionale, sfruttando la fruttuosa collaborazione avviata con l’amministrazione cittadina: è una scommessa a lungo termine, perché questa realtà la merita».
Dopo un lungo periodo di chiusura, ieri sera ha quindi riaperto i battenti Palazzo Chiaramonte, storica sede della Scuola fondata nel 1923, che si appresta a celebrare i 100 anni dalla sua fondazione. Donato all’ateneo catanese nel 1974 dalla benemerita professoressa Giuseppina Pistone, l’edificio di via Landolina, testimonianza del medioevo siciliano, risale al XIV secolo. «Questo gioiello del XIV secolo torna così ad essere il luogo primario delle attività didattiche e scientifiche della Scuola di Archeologia, ispirata agli obiettivi di conoscenza, valorizzazione e innovazione – conferma il direttore della Ssba Daniele Malfitana – ma sarà contemporaneamente uno spazio che la comunità di Unict a Siracusa potrà utilizzare anche per seminari, convegni, manifestazioni e altre iniziative culturali. Un traguardo possibile grazie a un importante lavoro di squadra all’interno dell’ateneo e al convinto supporto dell’amministrazione siracusana».
La sala del Consiglio didattico della Scuola porta il nome del primo direttore, il celebre archeologo e soprintendente Paolo Orsi. L’aula didattica è invece intitolata al prof. Giovanni Rizza, docente di Archeologia classica, a cui si deve la sua riattivazione nel 1961; la biblioteca è dedicata alla prof.ssa Maria Rita Sgarlata, docente di Archeologia cristiana e medievale scomparsa nel 2019, che fu vice-direttrice della Scuola, e anche assessore regionale ai Beni culturali, al territorio e all’ambiente. Tutti gli ambienti sono arredati con foto e stampe antiche, connessi con una rete internet ad altissima velocità e dotati di tecnologie multimediali. È inoltre presente una foresteria con 20 posti letto. «La Scuola di Archeologia è un tassello fondamentale per l’arricchimento formativo della città di Siracusa – ha osservato l’assessore Granata -, oggi si apre una nuova pagina che potrà portare a ulteriori rapporti con istituzioni culturali di livello internazionale». «Un progetto – ha assicurato il presidente del Consorzio Archimede, Silvano La Rosa – che avrà tutto il nostro supporto, per le esigenze attuali e future». La carta vincente, secondo il presidente della Struttura didattica di Architettura e Patrimonio culturale Fausto Carmelo Nigrelli, sarà proprio quella di «poter lavorare per la prima volta in maniera integrata sui tre aspetti legati all’architettura, all’archeologia e al patrimonio culturale, innescando un indubbio effetto moltiplicatore dei risultati, a beneficio di un territorio fortemente vocato come quello siracusano».
Prima del taglio del nastro, la scena è stata tutta degli otto allievi della Scuola che, affiancati dai loro familiari ed amici, hanno ricevuto la pergamena con il titolo di “Specialista in Beni archeologici” nel salone nobile del palazzo comunale: Ornella Cravotta, Giovanni D’Elia, Anna Maria De Luca, Alessia Ferrara, Francesca Florio, Antonio Messina, Agostino Moscato e Salvatore Passanisi.
«Al termine di sette anni di studio interamente dedicati all’archeologia – ha detto loro la direttrice del dipartimento di Scienze umanistiche etneo, Marina Paino -, oggi conseguite il meritato riconoscimento. Ed è un prezioso biglietto da visita, perché il futuro del nostro paese è legato al patrimonio culturale». Abbiamo un grande bisogno di bravi archeologi – ha sottolineato il direttore del Parco archeologico siracusano Antonio Mamo -, sono diventati figure rare e ricercate. A tutti voi consiglio di amare sempre ciò che farete nella vostra vita professionale, perché occuparsi di cultura è bellezza è il lavoro più bello del mondo». «Proseguite il vostro cammino di conoscenza utile alla società», li ha poi esortati infine il soprintendente emerito di Siracusa, Giuseppe Voza: «Sono davvero felice che qui, nella città che Cicerone considerava la più bella città del mondo greco, vengano nuovamente lanciate iniziative con questa passione e con questo entusiasmo».