Siracusa, sui veleni al Palazzo di Giustizia arriva la Prima Commissione del CSM
La lunga scia dei veleni del romanzo siracusano politico-giudiziario costringono il Consiglio Superiore della Magistratura a intervenire sui contrasti che attengono agli esposti e alle denunce nei confronti di magistrati in servizio alla Procura di Siracusa (e non solo) che sono anche al vaglio della Procura di Messina e del ministro della Giustizia, Orlando.
Il 12 e il 13 maggio prossimo una rappresentanza della Prima Commissione del Csm che si occupa delle incompatibilità dei magistrati sarà presso il Tribunale di Siracusa per eseguire un’attività di riscontro e di verifica di tanti fatti denunciati a raffica e provenienti a largo raggio dagli ambienti sia politici sia giudiziari, ma anche da imprenditori e da anonimi. La prima commissione si dovrà occupare, oltre che dell’incompatibilità, anche di rapporti, esposti, ricorsi e doglianze riguardanti i magistrati incolpati e delle richieste di tutela dell’indipendenza e del prestigio della magistratura. Al vaglio dei membri della Commissione, gli esposti e le denunce pervenute copiose sui tavoli del Csm da oltre un anno, così come alla Procura di Messina e al ministro della Giustizia. Lo scenario raffigurato in quest’ultimo periodo è stata caratterizzato da una serie di denunce di magistrati contro altri colleghi magistrati con parecchi esposti, dichiarazioni pubbliche e altro ancora, che hanno creato una situazione piuttosto grave, in un quadro scomodo e di vero disagio per tutto l’ambiente del palazzaccio di viale Santa Panagia che da circa otto anni vive un romanzo velenoso a puntate su vicende che riguardano fatti della giustizia, della politica e dintorni.
Siracusa è ormai un luogo malato da osservare da vicino, dove insiste una situazione davvero delicata cui prestare la massima attenzione. Tra i tanti esposti arrivati sul tavolo del Csm, spicca quello presentato a suo tempo da otto togati siracusani, i quali furono ascoltati a suo tempo dallo stesso Csm e dalle risultanze, secondo fonti giudiziari romani, l’impressione fu di una raffreddamento delle colpe denunciate, come a voler dettare un chiarimento di fatti occorsi per strane coincidenze, a cui sono seguite altre segnalazioni, denunce ed esposti, pervenute all’organo di autotutela dei magistrati, per finire con le recenti dichiarazioni rilasciate dal sostituto procuratore Giancarlo Longo a “La Sicilia” e riprese da diversi organi di stampa. Una lunga e appassionata difesa pubblica del sostituto procuratore, che ha condotto le inchieste più importanti e delicate della procura siracusana, sotto accusa è indagato dalla Procura di Messina per un’ipotesi di falso “in relazione ad alcune attività pregresse del suo ufficio”. Il magistrato sostiene di essere al centro di un complotto e accusa, in particolare, da parte di suoi colleghi ma di due in particolare.
Il procuratore capo Francesco Paolo Giordano ha da sempre conservato il profilo diplomatico da quando le vicende politico-giudiziarie si sono addensate. La sua è stata un’eredità davvero difficile. Dal momento del suo insediamento, il suo compito non è stato semplice, essendo succeduto in un ufficio che aveva pagato a caro prezzo gli effetti dei cosiddetti “Veleni in Procura”. È riuscito a imprimere il personale stile misurato all’Ufficio della Procura da lui diretta, pretendendo dai suoi collaboratori impegno e devozione. Il procuratore Giordano ha sempre affermato di avere fatto tutto ciò che era di sua competenza nelle sedi opportune. Anche il procuratore generale di Catania, Salvatore Scalia, ha dato atto pubblicamente del lavoro svolto dalla Procura di Siracusa, appellandosi al buon senso dei rappresentanti istituzionali per ristabilire un clima di fiducia e di serenità. Ora la parola passa al Csm che dovrà dipanare l’ingarbugliata matassa giudiziaria siracusana.
Concetto Alota
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