Siracusa tra rifiuti e allagamenti: interruzione di pubblico servizio e danni dell’immagine
Siracusa la greca appare ormai abbandonata al destino dei vinti, dalla mano pubblica e sommersa di rifiuti. Una città sporca e inquinata per colpe diffuse. Ci sono tutti i presupposti per la consumazione del reato dell’interruzione di pubblico servizio e da valutare la violenza privata. In tale siffatta condizione, la responsabilità di merito ricade non solo verso la società che eroga il servizio, ma anche verso la Pubblica Amministrazione, il Sindaco e la Giunta responsabili dell’omesso controllo sui funzionari e dirigenti delegati alla gestione del servizio affidato a società esterne.
In tema di disservizi, quelli che riguardano la raccolta dei rifiuti e il mancato intervento al fine di evitare l’allagamento delle strade e delle case durante i mesi invernali, sono particolarmente importanti per ogni cittadino. Quando le difficoltà insistono nel tempo, come detto, si potrebbe presentare il reato d’interruzione di un pubblico servizio. Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona un’interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino a un anno. I capi, i promotori e gli organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni.
Anche se le lamentele sono copiose, mancano le denunce specifiche, ma ci sarebbero tutti gli ingredienti per avviare un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Siracusa sulla gestione dei rifiuti, del mancato spazzamento di buon parte delle strade, la mancata manutenzione alle caditoie delle acque piovane. Reati che appaiono come una mancanza di riflessione da parte della politica, una reale interruzione di pubblico servizio. La città è ormai inondata di rifiuti sparsi in lungo e in largo, con discariche a cielo aperto, fetore e invasioni di ratti, mosche, zanzare, escrementi di cani e gatti randagi e non solo. Specie nelle zone periferiche.
Siracusa si allaga quando piove a dismisura creando danni a iosa. Ci sono inoltre tutti gli elementi per accertare la configurazione di reati ambientali configuratisi su tutto il territorio comunale di Siracusa che si estende fino a Belvedere e Cassibile, con la zone balneare che sono le più colpite dall’ormai inarrestabile fenomeno.
In merito, a parte i riflessi penali, la Corte di Cassazione, con una serie di sentenze, conferma che sussistono tutti gli elementi giuridici per la giurisdizione del giudice competente sulla domanda di risarcimento del danno derivante dalla compromissione dell’ambiente, reso insalubre a causa del mancato esercizio del potere dell’Amministrazione comunale per la parziale mancata organizzazione del servizio pubblico di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Ciò nel perseguimento del primario interesse pubblico igienico, sanitario e l’esercizio del correlato potere dell’Amministrazione comunale. Non può venir meno la tutela di diritti fondamentali come quello alla salute e la causa di danni, stante l’inesistenza nell’ordinamento di un principio che riservi esclusivamente al giudice ordinario la tutela dei diritti costituzionalmente protetti.
La città di Siracusa ha la necessità di una pulizia e raccolta straordinaria dei cumuli di spazzatura sparsi in lungo e in largo, specie nelle periferie, dove sarà necessario procedere ad una robusta pulitura con disinfettanti lungo le strade e i marciapiedi. Insomma, bisogna smantellamento le sinistre montagne di spazzatura e far ritornare la civiltà in una comunità che paga la Tari più alta d’Italia.
Si può dire che la raccolta differenziata è andata in parte in tilt; da un lato i cittadini che non collaborano, mentre sono obbligati ad effettuare la raccolta differenziata secondo le modalità stabilite dal Comune, di contro sull’altro fronte nel direttorio comunale non si capisce più niente nella gestione e nella raccolta dei rifiuti in generale. Ma c’è da dire che insiste l’ovvia conseguenza che, nel caso in cui gli utenti commettano degli errori, siano passibili di sanzioni. Ma il Comune di Siracusa non si è attrezzato in toto in tal senso e la quantità di rifiuti malamente smaltiti aumenta in maniera esponenziale per colpe diffuse.
Il ragionamento nella logica deduzione si può ribaltare benissimo sull’inquinamento nei comuni della zona industriale da parte delle industrie che inquinano e dei sindaci che fanno i pesci in barile; avvelenamento collettivo che rimane, di fatto, fuori controllo.
Che cosa può succedere quando è la ditta titolare dell’appalto ad omettere o ad effettuare delle operazioni non propriamente corrette? Per la giurisprudenza corrente, la mancata raccolta dei rifiuti non conforme secondo il capitolato da parte delle società appaltatrici, potrebbe configurare addirittura dei reati, come quello di interruzione di pubblico servizio, addirittura la possibilità di essere condannati per eventuali danni causati alla vita da relazione, all’immagine, nonché per i disagi. Ma, in mancanza di notizia di reato diretta, ci devono essere le denunce dei cittadini, o in subordine, delle associazioni ambientaliste. Bastano le segnalazioni dei disservizi, dalle quali è emerso un comportamento non consono all’appalto da parte della società appaltatrice, non propriamente corrispondente ai doveri di diligenza e correttezza che ci si aspetterebbe da una ditta che gestisce un servizio di tale rilevanza dell’igiene pubblica.
La stessa cosa deve essere attuata contro i cittadini che omettono di conferire i rifiuti in maniere non corretta, non conforme alle disposizioni comunali. Ancor di più grave per l’amministrazione comunale che costringe i cittadini-utenti a vivere tra la spazzatura vicino alla proprie abitazioni per più giorni sotto il sole cocente dell’estate in balia di animali e con lo sviluppo di puzza e miasmi insopportabili. Così come è corretto secondo le regole contestare la violazione ai cittadini sporcaccioni punirli con la sanzione.
Concetto Alota