Sistema Siracusa, l’ex pm Longo resta in carcere
Niente arresti domiciliari per Giancarlo Longo, l’ex pm di Siracusa arrestato la scorsa settimanba con l’accusa di associazione a delinquere, falso e corruzione. Lo ha deciso il gip di Messina che ha respinto la richiesta del legale del magistrato di sostituire la custodia cautelare in carcere con i domiciliari. Dall’inchiesta che ha coinvolto in tutto 15 persone è emerso che Longo, in cambio, avrebbe ricevuto 88 mila euro e in regalo un Capodanno con la sua famiglia a Dubai e un altro in un hotel extralusso di Caserta.
Secondo il gip di Messina Maria Vermiglio, l’interrogatorio di garanzia, avrebbe rafforzato il quadro indiziario a carico del magistrato, che non avrebbe fornito elementi che smentiscono i suoi rapporti confidenziali con Amara e Calafiore. Il giudice trova “risibili” le spiegazioni date dall’ex pm sul fatto che, durante la vacanza a Caserta, suo figlio e il figlio di Calafiore avessero preso la stessa camera. Prova, per l’accusa, del rapporto intimo tra le due famiglie.
Inoltre, ha scritto il gip, Longo ha ammesso di aver conferito incarichi di consulenza nella sua abitazione e non in ufficio. Tra le contestazioni fatte all’ex pm c’è quella di aver assegnato a consulenti compiacenti incarichi tecnici per precostituire elementi a favore di clienti di Calafiore e Amara come il gruppo imprenditoriale Frontino. Il giudice ha anche ritenuto poco credibili le spiegazioni date dall’ex pm sul viaggio a Dubai, secondo l’accusa pagato, attraverso una terza persona, da Amara e Calafiore. Per il gip resta l’attualità delle esigenze cautelari visto che l’indagato fino all’ultimo, pur avendo sospettato che a suo carico fosse stata aperta un’inchiesta, “non ha esitato a rimuovere le telecamere e i dispositivi di monitoraggio collocati nel suo ufficio e ha occultato, probabilmente con la complicità di familiari, il cellulare che gli era stato richiesto dagli investigatori”. Restano, inoltre, attuali per il giudice il pericolo di inquinamento delle prove.
C. A.