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Storia. 1915 – 2020 Centocinque anni fa iniziava il genocidio degli Armeni

di Giovanni Intravaia *

1915 – 2020 Centocinque  anni fa    iniziava il genocidio degli Armeni. Oggi nelle chiese armene di tutto il mondo, sia della Chiesa apostolica che della chiesa Armeno-cattolica si celebrano liturgie in memoria delle vittime del genocidio armeno compiuto dal governo ottomano dell’epoca e la cui realtà è ancora oggi  negata dal governo di Ankara.

Proprio in questi giorni, in questi mesi, si attua, in molti Paesi del mondo, il genocidio dei cristiani. In Sri Lanka, in Nigeria, in Pakistan e in molti altri luoghi ancora, anche di quella che una volta era l’Europa cristiana, e oramai è sempre più terra di conquista dell’islam, nelle sue molte facce, da quelle più suadenti a quelle violente, il cristianesimo, i suoi seguaci, i suoi luoghi sacri le sue feste sono sotto attacco.

Un genocidio si può compiere solo con la silente complicità di chi avrebbe il potere di fermarlo. Vediamo che il nome di “cristiani” si è trasformato (Hillary Clinton, Obama) in “Easter worshippers” “Veneratori della Pasqua”! Vediamo che chi dovrebbe indignarsi per lo sterminio del gregge a lui affidato riesce a esprimere generiche condanne, senza osar chiamare con il suo nome la radice funesta di queste tragedie, come ebbe il coraggio e la lucidità di fare Benedetto XVI. Assistiamo a ogni sorta di vergognoso funambolismo da parte di certa gente di chiesa  preoccupata di  evitare di chiamare  e riconoscere taluni fatti ,  con il loro nome.

Mentre la Germania postbellica ha riconosciuto le responsabilità del regime nei confronti dello sterminio, i governi turchi, a partire da quello di Kemal Ataturk, hanno messo in opera una determinata implacabile azione di negazionismo, che dura fino ad oggi, a dispetto delle evidenze storiche – anche di storici turchi, che per il loro coraggio sono costretti a vivere in Occidente – che a oltre un secolo di distanza non fanno che aumentare.

Si capisce allora perché sia necessario, a oltre un secolo di distanza da quello che gli armeni definiscono il Metz Yeghern, il Grande Male, che ha portato alla morte in maniera atroce un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, continuare a fare memoria; perché un governo che nega un crimine è un governo pericoloso, pronto – come peraltro vediamo anche oggi – a compierne altri.

E la consapevolezza di tutto ciò guadagna nuovi consensi. Il Consiglio esecutivo dell’ebraismo australiano (ECAJ), che è il rappresentante di punta degli affari pubblici della comunità ebraico-australiana, ha chiesto il riconoscimento federale dei genocidi armeni, assiri e greci in vista del 105° anniversario del crimine contro l’umanità, ha riferito il Comitato nazionale armeno d’Australia (ANC-AU).

“Il Consiglio esecutivo dell’ebraismo australiano, l’organo nazionale eletto di punta che rappresenta la comunità ebraica australiana, si unisce ai nostri colleghi del Comitato nazionale armeno d’Australia nell’invitare tutte le nazioni e tutti i governi a riconoscere la realtà del genocidio avvenuto tra il 1915 e il 1923, quando più di un milione di armeni, greci e assiri, quasi tutti civili, persero la vita per mano del califfato ottomano, e molti altri furono espulsi dalle loro case”, si legge nella dichiarazione firmata dal Co-CEO dell’organizzazione, Peter Wertheim.

“Alla luce di tutte le prove, non si può seriamente suggerire che queste azioni, mirate a civili su così vasta scala, e condotte con sistematica brutalità, siano state un mero caso di guerra. L’ECAJ ha da tempo accettato il verdetto schiacciante degli studiosi di storia secondo cui le uccisioni e le espulsioni sono state effettuate con intento genocidario”.

La dichiarazione conclude: “L’opportunità politica non deve mai accecarci di fronte alla verità storica. Un crimine non cessa di essere un crimine semplicemente perché viene negato, non importa quanto spesso la negazione venga ripetuta. Il flagello del genocidio può essere superato solo quando i leader politici si uniscono per identificarlo e condannarlo”.

Dal 1923, la Turchia ha negato di aver commesso quello che è stato definito il genocidio armeno. (Così come ha negato la stessa responsabilità verso Assiri e Greci). Ha fatto pressione sui suoi alleati affinché si astenessero dal dichiarare ufficialmente gli eventi un “genocidio”, che le Nazioni Unite definiscono come atti commessi con “l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

Ma in un voto che rappresenta una pietra miliare, alla fine del 2019, sia la Camera che il Senato degli Stati Uniti hanno sfidato quella pressione e il peso di oltre 40 anni di precedenti. Hanno approvato una legge che dichiarava che l’uccisione di 1,5 milioni e mezzo di armeni da parte dei turchi ottomani era, in realtà, un genocidio.

*Osservatorio Cattolico “ Pro Iure et Iustitia

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