Tentata estorsione alla Sics: custodia cautelare per Nunzio Salafia
Sarebbe il mandante dell’attentato incendiario ai danni dell’impresa Sics, con il rogo di un escavatore. Un attentato, finalizzato a convincere l’ingegnere Carmelo Misseri, amministratore unico dell’impresa, a pagare il pizzo. Si aggrava la posizione giudiziaria di Nunzio Salafia il 64enne originario di Francofonte, ma residente a Villasmundo. Questa mattina la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ha disposto l’esecuzione, affidata ai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti.
La misura cautelare a carico del cosiddetto “Patriarca” è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania poiché, a seguito dell’operazione “Efesto” portata a termine dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa, con la quale sono stati tratti in arresto Osvaldo Lopes, Salvatore Mollica, Giuseppe Genesio e Leonardo Maggiore, accusati a vario titolo dell’omicidio del floridiano Nicola La Porta, avvenuto a Floridia il 3 aprile scorso, uno dei soggetti destinatari del provvedimento di fermo, Mollica, ha deciso di iniziare il percorso di collaborazione con la giustizia. Le sue rivelazioni, corroborate dalle convergenti dichiarazioni del cognato Armando Selvaggio, anch’egli divenuto collaboratore di giustizia a seguito dell’operazione Efesto, hanno consentito di ricostruire due episodi estorsivi, verificatisi nel 2012, in danno della ditta Sics di Misseri concretizzatisi nell’incendio di un escavatore meccanico e nel tentativo di incendiare una ruspa meccanica presenti all’interno del cantiere che la ditta Sics aveva allestito sulla Strada Statale 124 Floridia – Siracusa.
Un ulteriore riscontro veniva altresì offerto dal collaboratore di giustizia Antonino Correnti il quale, molto vicino a Salafia e a Mollica, ha riferito di aver saputo proprio da Molloca dell’attentato finalizzato a costringere l’imprenditore floridiano, che opponeva delle resistenze, a pagare delle somme a titolo estorsivo. Il contenuto delle dichiarazioni dei collaboratori ed i riscontri oggettivi ottenuti dai militari del Nucleo Investigativo hanno permesso di ricondurre il progetto estorsivo in capo a Salafia, ritenuto al vertice del sodalizio mafioso che opera a Floridia, Solarino e nei comuni limitrofi, in collegamento con i clan Aparo, Bottaro-Attanasio e Santa Panagia.
La pretesa estorsiva si dimostrava diretta espressione della volontà di Salafia che in questo modo mirava, oltre che ad ottenere un ritorno economico derivante dall’estorsione, a ribadire il pieno controllo, ad opera del suo clan, del territorio. L’estorsione non si è concretizzata per il rifiuto opposto dalla vittima, che ha immediatamente denunciato i fatti.