Il vertice dell’Arma ai funerali del maresciallo Gioia
Anche il vertice interregionale dei carabinieri ha presenziato ai funerali di Licia Silvia Gioia, la 32enne maresciallo, in servizio alla stazione dei carabinieri di Siracusa, che si è uccisa al culmine di un litigio con il marito. Il comandante Interregionale dei carabinieri “Culqualber”, Generale Silvio Ghiselli, e il comandante della legione carabinieri Sicilia, Riccardo Galletta hanno assistito al rito funebre insieme con il comandante provinciale Luigi Grasso. Attorno ai genitori e ad altri familiari della donna, numerosi carabinieri e tanta gente comune, che ha manifestato con la propria presenza, l’affetto e la stima che nutrivano nei confronti del maresciallo Gioia. Nella chiesa di santa Rita anche i presidenti di tutte le sezioni dell’associazione nazionale dei carabinieri della provincia.
Toccante il ricordo che la madre ha fatto del maresciallo, leggendo una lettera che la figlia le aveva scritto il giorno prima di sposarsi, nella quale esprimeva la propria gratitudine alla famiglia e la propria felicità per il passo che stava compiendo.
Intanto, questa mattina il medico legale Francesco Coco ha eseguito l’autopsia sul cadavere della vittima. Ha riscontrato quello che già in fase di ispezione cadaverica, eseguita nell’immediatezza dell’episodio nella villetta dell’Isola dove si è consumata la tragedia, il colpo di pistola alla tempia che è risultato fatale per il maresciallo. Sulla coscia, invece, un altro foro in entrata e in uscita che dovrebbe essere il secondo sparo, quello accidentalmente partito dopo che il marito, comprese le intenzioni della moglie, si è avventata su di lei ferendosi al femore.
Per completare l’esame autoptico mancano ancora alcuni esami di laboratorio che serviranno per comprendere se vi sia la totale compatibilità con il suicidio. Il pm Marco Di Mauro attende anche l’esito dei rilievi scientifici eseguiti dagli esperti del Ris di Messina sul luogo dell’incidente. Soltanto allora potranno essere dissolte anche le poche ombre che aleggiano sull’episodio, come riferito dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano.