“Vicenda Siracusa”, ora spuntano anche le pubblicità sui giornali…
La Procura della Repubblica di Messina continua senza sosta a scavare sui rapporti “ravvicinati” dei magistrati siracusani sotto accusa con i vari personaggi che ruotano attorno alle tante vicende di siracusane. Nei giorni scorsi ancora persone informate dei fatti sono state ascoltate dagli investigatori che si stanno occupando delle indagini sui vecchi e i nuovi veleni alla Procura di Siracusa su delega dei Pm peloritani.
Ora spunterebbero anche tante belle e colorate pagine di pubblicità che aziende e privati avrebbero concesso ad alcune testate giornalistiche sia on-line sia cartacei e che si sono occupate delle questioni che riguardano i nuovi e i vecchi rapporti tra gli attori e i registi in anni di veleni e tragedie, con denunce, querele, lettere anonime, foto e video, a comprova di quanto denunciato dai “gruppi” contrapposti. Spuntano nomi e cognomi di personaggi di amici e conoscenti che si occupano di pubblicità sui giornali, così come di pilotare articoli e strategie utilizzando informazioni di cui sono a conoscenza, per “rivenderli” a chi può averne un giovamento.
Quando si dice che a volte la storia si ferma e torna indietro. Nel gennaio scorso una polemica spuntò sui giornali italiani in merito – html di FQ | 24 gennaio 2017 – Domenica 15 gennaio – “il Fatto Quotidiano ha pubblicato l’articolo: “Tangenti Eni Nigeria – Jet, Cadillac e contanti: ecco chi ha preso il miliardo”, a firma di Stefano Feltri e Carlo Tecce. Subito dopo, Eni ha deciso di cancellare una campagna di inserzioni già pianificata per circa 20.000 euro sul Fatto Quotidiano”.
“L’articolo dava conto di due documenti, entrambi contenuti negli atti depositati per l’inchiesta della Procura di Milano per corruzione internazionale che i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiuso il 22 dicembre. L’inchiesta riguarda il pagamento di 1,092 miliardi di dollari al governo nigeriano per lo sfruttamento del giacimento Opl245 in Nigeria. Quei soldi, secondo l’accusa dei pm milanesi, hanno alimentato una corruzione internazionale. Il primo documento rivelato dal Fatto era la ricostruzione a cura di Banca d’Italia e delle autorità finanziarie di Stati Uniti e Gran Bretagna sui beneficiari ultimi del pagamento: non un solo centesimo di quel miliardo è finito al popolo nigeriano”.
“L’intera somma è andata a prestanome dell’allora presidente nigeriano Goodluck Jonathan e a soggetti riconducibili a un ex ministro del Petrolio, Dan Etete, che aveva assegnato la concessione del giacimento Opl245 alla società Malabu, di cui è considerato il proprietario occulto. Il secondo documento riguardava le conclusioni dell’indagine interna che Eni aveva affidato agli avvocati americani della Pepper Hamilton: da lì si scopre che fin dal 2007 l’Eni sapeva che dietro la Malabu c’era proprio Etete. L’azienda sapeva anche che il governo avrebbe versato l’intero corrispettivo per l’Opl245 alla Malabu, facendo da intermediario (in cambio di tangenti, per i pm)”.
“Nessun giornale italiano ha ripreso le notizie pubblicate dal Fatto. Ieri, invece, l’agenzia Ansa e tutti i principali siti di informazione hanno dato immediato risalto a un comunicato stampa diffuso dall’Eni: “Eni e il governo della Nigeria rafforzano la cooperazione nel settore dell’energia”. Nel comunicato non si accenna all’inchiesta per tangenti sulle quali indaga anche una commissione di inchiesta parlamentare nigeriana sui crimini economici e finanziari”.
È una storia lunga, quella dei rapporti tra inserzionisti e giornali. Non è la prima volta che aziende private, pubbliche amministrazioni, comuni, regioni e partecipate, minacciano i giornali non allineati di chiudere i rubinetti della pubblicità (Siracusa è un brutto esempio in tal senso), oppure di concederla a chi si “comporta bene”, diffondendo notizie a orologeria. Infatti, ora i raffronti dei magistrati che stanno passando al setaccio sono i vari rapporti e i legami tra i tanti personaggi che hanno avuto correli ravvicinati attraverso anche il cerchio magico della pubblicità e che sono invischiati a vario titolo “nell’affaire Siracusa” e nei “veleni in procura e i dintorni”. E a ben pensare, fu proprio sulle tematiche della pubblicità sui giornali che scoppiarono i primi “Veleni in Procura”, o “Vicenda Siracusa” che dir si voglia, di cui ancora non si conosce bene tutta la verità.
Concetto Alota