Zona industriale siracusana: l’inchiesta della Procura su inquinamento selvaggio e depurazione dei reflui verso la conclusione
Si avviano verso la conclusine le indagini dell’inchiesta sull’inquinamento selvaggio. Denominata “No Fly” iniziata con diciannove indagati ma nel frattempo potrebbero essere aumentati e altri discolpati dai reati inizialmente ipotizzati. L’accusa all’inizio era d’inquinamento ambientale in concorso, ma per la società Ias che gestisce il depuratore consortile di Priolo, le indagini si sarebbero allargate, oltre all’inquinamento dell’ambiente, anche alle tematiche dell’appalto dei lavori e alla possibile ritardata manutenzione degli impianti fino al possibile deperimento e cattivo funzionamento; ma la stessa cosa insisterebbe in altri stabilimenti.
La Guardia di finanza, Nictas, Arpa e un consulente della Procura di Siracusa hanno fatto la spola tra gli impianti delle industrie sotto inchiesta e i depuratori, compreso quello consortile di Priolo, gestito dall’Ias in cui le visite degli investigatori sono state davvero copiose, con acquisizione ,non solo nella sede dello stabilimento di Priolo, con atti irripetibili, prelievi e foto. Una corposa documentazione da riversare nei diversi fascicoli d’indagine aperti nell’ambito della maxi inchiesta sull’inquinamento industriale della Procura di Siracusa con l’ipotesi d’inquinamento ambientale e i possibili sviluppi sulle eventuali ulteriori responsabilità. Le indagini durano da parecchio tempo con diverse proroghe.
La Procura di Siracusa, diretta dal procuratore capo Sabrina Gambino (nella foto), intende accertare se gli impianti di raffinazione del petrolio e della depurazione dei reflui industriali e civili possano essere considerati fonti di esposizione da inquinanti ambientali, dannosi per la vita degli esseri umani. La domanda che si pongono gli inquirenti è se lavorazione del petrolio e dei suoi derivati possa comportare rischi per le persone che siano esposte agli effetti dei prodotti finali fuori controllo, gas combustibili, zolfo, Gpl, benzine, gasoli, oli, bitumi e altri prodotti intermedi nei vari cicli tecnologici e di distillazione, cracking, reforming. E ancora, alle sostanze utilizzate in tali cicli o aggiunte ai prodotti finali e infine alle sostanze di scarto raccolte come rifiuti o emesse nell’ambiente, compreso i reflui industriali e fognari trattati nei depuratori, scarti bruciati e scaricati in torcia.
Sulla scrivania degli inquirenti ci sono anche gli studi tossicologici sulle sostanze cui i lavoratori del settore possano essere stati esposti; studi basati sia su sperimentazioni animali sia sui risultati di approfondimenti epidemiologici effettuati su operatori potenzialmente esposti a olio crudo e agli elementi volatili. Tutte queste sostanze sono giocoforza presenti negli impianti dell’Ias, così come negli altri depuratori della zona industriale, in cui sono convogliati i reflui della produzione industriale; una sorta di pozzo nero generale. Ed è su questo e altri aspetti che la Procura intende fare chiarezza.
Tronconi d’indagini che riguardano le tematiche ambientali e le attività dei depuratori legata alla maxi inchiesta sull’inquinamento nel polo petrolchimico siracusano. Le indagini di primo acchito furono coordinate dal Procuratore Fabio Scavone e dirette dai sostituti Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Davide Lucignani. Le operazioni condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Siracusa e i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa, unitamente a personale del Noe di Catania e del Nictas dell’Asp di Siracusa, che hanno portato a termine l’esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip presso il Tribunale di Siracusa; quattro gli stabilimenti industriali situati nel Polo Petrolchimico siracusano fra i comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo.
Troncone d’indagine, che la Procura ha riaperto e condotto nella massima discrezione e finalizzato alla chiusura del cerchio rosso dell’inquinamento selvaggio da parte delle industrie, compreso i depuratori che sono l’ultimo stadio in cui avviene la depurazione dei reflui velenosi provenienti dagli stabilimenti del Petrolchimico di Priolo. Rimane ancora aperto il filone delle discariche e dello smaltimento dei fanghi.
Le attività investigative coordinate dalla Procura di Siracusa, scaturiscono da una serie di esposti e denunce pervenuti, nel tempo, all’ufficio di Procura, alle Forze di Polizia e ad altri organi a seguito dei quali un collegio di consulenti tecnici nominati dalla Procura accertavano la natura inquinante e molesta, sotto il profilo odorigeno, delle immissioni aeree degli stabilimenti di Versali s.p.a. di Priolo e Sasol s.p.a. di Augusta, e dei depuratori Tas di Priolo Servizi s.c.p.a. di Melilli e IAS s.p.a. di Priolo Gargallo, a cui si sarebbero aggiunti altri soggetti giuridici, impianti che furono sottoposti al sequestro.
I dati di analisi raccolti da consulenti e tecnici hanno, nella buona sostanza, rilevato concentrazioni stabilmente elevate delle sostanze prese in considerazione nei rilevamenti effettuati presso le centraline di San Cusumano, Ciapi e Priolo centro; ripetuti eventi di picchi elevati di concentrazioni delle sostanze prese in considerazione nei rilevamenti effettuati presso le centraline di Melilli, Siracusa e Augusta; mancata utilizzazione delle “migliori tecniche disponibili” da parte dei responsabili degli stabilimenti. In sintesi, gli stessi consulenti tecnici hanno altresì evidenziato di avere raccolto elementi che “inducono a ritenere che la qualità dell’aria nel territorio interessato si sia fortemente degradata”…… rilevando come “nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e in parte Melilli si registra una qualità dell’aria nettamente inferiore a quella degli altri Comuni della provincia, avuto riguardo ai vari inquinanti presi in considerazione”.
Una buona notizia per i residenti nei comuni industriali che sono ormai disperati perché colpiti dalla puzza e dei miasmi giorno e notte a turni regolari avvicendati, in base a come spirano i venti.
La ripresa delle indagini dopo una breve pausa lasciava sperare i necessari chiarimenti sulla grave situazione che ormai è diventata improcrastinabile. La puzza e i miasmi si sono addirittura aggravati e la situazione appare fuori controllo, con l’angoscia della popolazione residente costretta a vivere tra miasmi, fumi e bolle di gas in libertà.
Un’indagine stralciata da quella generale iniziata nel 2014, proseguita nel 2015 e 2016, che portò nel 2017 al sequestro preventivo degli impianti delle due raffinerie Esso e Isab che insistono nel petrolchimico siracusano. Come già pubblicato da queste colonne, i legali difensori di Esso Italia (ora Sonatrach) e Isab-Lukoil hanno depositato nel tempo utile stabilito le dichiarazioni di osservanza degli aggiornamenti degli impianti, così come prescritto dal Gip del tribunale di Siracusa Michele Consiglio a suo tempo, su richiesta della Procura di Siracusa. Ora si aspettano le risultanze delle ultime indagini che, secondo gli ambienti giudiziari, potrebbero essere carichi di tanti possibili sviluppi a ventaglio e abbastanza insidiose.
Concetto Alota