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Zoomafie, cosa ci fanno mangiare: scarsa igiene, clandestinità, atrocità e tanto inutile dolore per gli animali

Gli esseri umani mangiano la carne in maniera selvaggia, uccidendo e torturando gli animali. Oltre 200mila animali secondo uno degli ultimi rapporti Zoomafia redatto dalla Lav sparisce nel nulla ogni anno a causa dei furti di bestiame. È l’affaire della macellazione clandestina in mano alle mafie che in Italia è un fenomeno ancora sottovalutato e che invece porta con sé importanti conseguenze commerciali e soprattutto sanitarie. Cosa ci fanno mangiare alla fine non è dato sapere.

Un’alta percentuale di quel bestiame finisce nel circuito delle macellerie abusive, alimentando un business illegale che è difficile quantificare. Un giro di affari stimato intorno ai 3 miliardi di euro. Una montagna di denaro che non poteva lasciare indifferenti le mafie e la criminalità organizzata che da decenni investono sulla macellazione abusiva. Le multe contro allevatori e veterinari compiacenti, ma gli episodi purtroppo non diminuiscono.

Il mercato della macellazione clandestina porta vantaggi non solo all’allevatore. Molto spesso, dalle indagini delle forze dell’ordine, emerge che anche macellai e ristoratori scelgono questa ‘scorciatoia’ senza preoccuparsi dell’origine controllata dei propri prodotti. Le carcasse di animali prive di rintracciabilità si trovano sempre più spesso anche nelle celle frigorifere di agriturismi o trattorie.

Ancora peggiore e molto più grave è il trattamento disumano contro gli animali nei macelli. Gli animali sono le maggiori vittime della storia e il trattamento degli animali da allevamento è forse il peggior crimine consumato. Una profonda pietà mista all’orrore.

L’idea di quelle scene orribili e disgustose, preliminari obbligati dei piatti di carne da mangiare. La differenza tra la crudeltà verso l’uomo e la crudeltà verso gli animali è una differenza di grado e non di tipo. Se applichiamo anche agli animali (come del resto c’è ordinato di fare) la legge del dovere e della compassione, contribuiamo nello stesso momento a migliorare i nostri simili. “Uccidere gli animali per nutrirsi delle loro carni e del loro sangue è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana”. (Alphonse de Lamartine (1790-1869)

Vacche, vitelli, cavalli, pecore, maiali, polli, alla fine si ritrovano in un macello a penare e soffrire negli ultimi istanti della loro vita in maniera brutale. Ci chiediamo se ciò rende il loro destino peggiore di quello degli umani che divorano la loro carne e si ammalano di tumore, ma continuano a mangiarla. Ciò che rende la vita degli animali da allevamento particolarmente crudele non è solo il modo in cui muoiono, ma soprattutto il modo in cui vivono. Le condizioni che hanno modellato la vita degli animali da allevamento sono da un lato, gli umani che vogliono carne, latte, uova, pelle, la forza muscolare degli animali e il divertimento; dall’altro, essi devono garantire la sopravvivenza a lungo termine e la riproduzione degli animali che allevano. Teoricamente, questo dovrebbe proteggere gli animali dalle crudeltà estreme, ma non è così, anzi, nella realtà è molto peggiore. Sfortunatamente, gli esseri umani provocano spesso tremende sofferenze agli animali in tanti modi, anche per divertimento, come la sacra dei tori, o nelle corride, o nelle corse dei cavalli, nei combattimenti dei cani, dei galli e tutto il resto.

Gli esseri umani rinchiudono gli animali in piccole gabbie, li accecano, mutilano le loro corna e le loro code, separano le madri dalla prole e allevano in modo selettivo. Gli animali soffrono moltissimo solo al fine di soddisfare la pressione evolutiva alla sopravvivenza e alla riproduzione. La stessa logica modella la vita delle vacche e dei vitelli, dei polli, dei maiali, negli agnelli nei nostri allevamenti intensivi. Gli antichi bovini selvatici erano animali sociali. Per sopravvivere e riprodursi, c’era il bisogno di comunicare, cooperare e competere in modo efficace, impararono le abilità sociali necessarie attraverso quello che era il semplice gioco dettato dalla libertà e non dalla costrizione. Gli animali hanno anche loro un cuore e un’anima.

Alla fine, non mangiare carne si risparmia la terra, il clima e la vita.

 

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